Discussione:
covariante e cotrovariante
(troppo vecchio per rispondere)
Denni
2004-07-29 10:08:19 UTC
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in fisica sento spesso parlare di covariante e controvariante riferiti ad
equazioni ed altro.
C'è qualcuno che mi può spiegare cosa significa?
Gianmarco Bramanti
2004-07-30 15:42:11 UTC
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Post by Denni
in fisica sento spesso parlare di covariante e controvariante riferiti ad
equazioni ed altro.
C'è qualcuno che mi può spiegare cosa significa?
La parte matematica di base richiede le nozioni di spazio vettoriale,
spazio duale, trasformazione lineare, base, matrici associate ad una
trasformazione lineare, forme bilineari non degeneri. Compresa la parte
lineare la parte differenziale richiede un piccolo sforzo iniziale ma
risulta piu' semplice ed intuitiva.

In uno spazio vettoriale assegnata una trasformazione dello spazio
vettoriale
in se esiste una trasformazione dello spazio duale in se che lascia
invariato
il valore del generico funzionale sul generico vettore.

Co-variante significa varia come i co-vettori, contro-variante significa
varia come i vettori quando si richieda l'invarianza dei valori dei
funzionali lineari dopo la trasformazione simultanea.

In simboli: cov: V* -> V*
controv: V -> V

per ogni f in V* e per ogni v un V risulta cov(f)[controv(v)]=f(v).

Per inciso si osserva che se in V si può assegnare una base finita {A} in
modo che in V* risulti definita una base duale {A*} secondo la regola
di Kronecker che identifica con a*^i l'elemento di V* per il quale
risulta a*^i{aj}=delta_ij allora risulta che cov{A*}=controv{A}.

E si dimostra che in queste basi le matrici associate alla
trasformazione cov ed alla trasformazione controv sono
una inversa della trasposta dell'altra.

Se sullo spazio vettoriale V è data una forma bilineare non degenere
che supponiamo simmetrica, [G(v,w)=0 per ogni v se e solo se w=0]
allora esiste un'applicazione Ic da V in V che indichiamo con il
nome di innalzamento covariante per la quale si verifica l'identita'
G(Ic(a_i),a_j)= delta_ij. Si pone a^i=Ic(a_j).

E si dimostra che
Sum_j G(a^i,a^j})*G(a_j,a_l)=delta_il Di conseguenza
risulta che a^i= Sum j G(a^i),a^j)a_j e che l'applicazione
inversa dell'innalzamento covariante, che indichiamo con
il nome di abbassamento controariante e che scriviamo Ac
e' data da Sum_j G(a_i,a_j)a^j = Ac(a^i) e verifica l'identita'
a_i=Ac(a^i). L'origine di queste denominazioni riposa sulla
circostanza che vale per definizione l'identita'
G(a^i,a_j)=a*^i(a_j). Che fa corrispondere al valore del prodotto
bilineare di un vettore dello spazio vettoriale con un qualsiasi
vettore il valore di un particolare covettore su un particolare
vettore.



La parte differenziale richiede nozioni un poco piu' complesse
per essere espressa in quanto riguarda non piu' trasformazioni
lineari semplici bensi' parametrizzazioni di trasformazioni
lineari. Prerequisito sono la nozione di varieta', di spazio
tangente, la nozione di spazio cotangente, di trasformazione
differenziabile, di jacobiano, di trasformazione inversa ed
i teoremi relativi all'inversione delle trasformazioni di
coordinate.

In geometria differenziale, se è stato assegnato un sistema di
coordinate su una varietà, dotata di struttura metrica descritta
da una forma bilineare non degenere che ha per argomento i vettori
dello spazio tangente e se si considera una trasformazione delle
coordinate sulla varieta' che associa alle coordinate k(p) di in
un punto p le nuove coordinate y'=y'(p)=y'(y)=y'(y(p)), essendo y=k(p)
le coodinate di p prima del cambiamento.

Dove ho indicato con k le funzioni dalla varieta' in R^n e con
lieve abuso di notazione ho indicato le funzioni che applicano
il punto p nelle sue coordinate y in y' con lo stesso nome della
variabile e delle funzioni di trasformazione. Anche se appare
un poco difficile da leggere questo consente di alleggerire
la notazione. In particolare risulta che p(y'(y))=p(y).

Allora le matrici jacobiane dy'/dy prendono il nome di matrici
di trasformazione covariante e definiscono delle trasformazioni
lineari della base dy, nello spazio co-tangente ad f(p), data
dalle forme dy^i che si annullano sui vettori v_j=dp(y)/dy_j
se j diverso da i e che valgono uno se j=i, in simboli:
dy^i(v_j)=dy^i(dp(y)/dy_j)

Risulta dunque che

dy'^i(v'_j)= [ dy'_i/dy_l ] dy^l(v'_j)= [ dy'_i/dy_l ] dy^l(dp(y')/dy'_j) =

= [ dy'_i/dy_l ] dy^l(dp(y)/dy_k dy_k/dy'_j)=[ dy'_i/dy_l ] dy^l(v_k
dy_k/dy^'_j)=

=[ dy'_i/dy_l ] delta_lk dy_k/dy^'_j = delta ij. Per definizione di matrice
inversa.

Torniamo ora alla forma bilineare non degenere che abbiamo considerato
sulla varieta', se risulta che G(v'_i,w'_j)= G(v_i,v_j) allora la
trasformazione
di coordinate e' un'isometria e possiamo semplificare le notazione alla
maniera che trovi esposta nel volume di relativita' generale di Einstein.
L'elemento di lunghezza e' g_ij dy^i dy^j , A^i_j = dy'_i/dy^j,

A_l^j = dy_j/dy'_l

A^i_j A_l^j = g^ij g_lj = delta_ij.


L'innalzamento covariante si ottiene contraendo con g^ij l'abbassamento
controvariante moltiplicando per g_ij, la prima trasformazione A che
abbiamo scritto prende il nome di trasformazione covariante, la seconda
di trasformazione controvariante o trasposta, la denominazione diventa
piu' intuitiva se pensiamo che se il cambiamento di coordinate e'
lineare allora la trasformazione covariante e' quella che trasforma
come le coordinate, mentre quella controvariante e' la trasformazione
trasposta dell'inversa che trasforma in modo "contrario" nel senso
che da' a questa parola la richiesta di invarianza.

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
rez
2004-08-02 12:07:28 UTC
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Post by Denni
in fisica sento spesso parlare di covariante e controvariante riferiti ad
equazioni ed altro.
C'è qualcuno che mi può spiegare cosa significa?
Ti aggiungo due parole alla risposta completa e rigorosa
che ho visto che ti ha dato il forte Gianmarco.

Riguardano vettori e tensori quando si cambia il sistema
di coordinate: covariante se si trasforma come i vettori
della nuova base, contravariante [o controv.] se invece
si traforma come le componenti di un vettore.

Le rispettive matrici di trasformazione sono l'una
l'inversa dell'altra, quindi in pratica e` una sola.

Si usa mettere in alto gli indici se contravarianti,
in basso se covarianti.
--
Ciao, | Attenzione! campo "Reply-To:" alterato |
Remigio Zedda | posta: ***@zoigimer <-- dx/sn ;^) |

-- GNU/Linux 2.4.25 su Slackware 9.1
Gianmarco Bramanti
2004-08-03 14:47:45 UTC
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Post by rez
Post by Denni
in fisica sento spesso parlare di covariante e controvariante riferiti ad
equazioni ed altro.
C'è qualcuno che mi può spiegare cosa significa?
Ti aggiungo due parole alla risposta completa e rigorosa
che ho visto che ti ha dato il forte Gianmarco.
Riguardano vettori e tensori quando si cambia il sistema
di coordinate: covariante se si trasforma come i vettori
della nuova base, contravariante [o controv.] se invece
si traforma come le componenti di un vettore.
Le rispettive matrici di trasformazione sono l'una
l'inversa dell'altra, quindi in pratica e` una sola.
Si usa mettere in alto gli indici se contravarianti,
in basso se covarianti.
--
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Tradotta in simboli la proposta di rez prende questa forma:

e_i sono i simboli per indicare una base di vettori.

y^i sono i simboli per indicare le coordinate del vettore y in questa base.

adesso adotto il suggerimento (corretto) di rez di indicare i vettori
controvarianti
con gli indici in alto, (in accordo diremo controvariante l'innalzamento e
covariante
l'abbassamento).

Allora dire covariante significa dire che trasforma come i vettori della
nuova base.
Cioe' se i nuovi vettori di base in funzione dei vecchi vettori di base
prendono la
forma a'_i=A_i^ja_j diremo che A_i^j e' la matrice della trasformazione
covariante.

Nello schema di rez i vettori sono sempre gli stessi e quello che cambiano
sono
rispettivamente le basi e le componenti dei vettori rispetto ai vettori di
base.

Dunque se y'^i = A^i_j y^j diremo che A^i_j e' la matrice della
trasformazione
controvariante. Risulta verificato che A^i_j A_i^l = g_j^l =
deltakronecker(j,l).
Nota che A^i_j ed A_i^j non sono affatto la stessa matrice. E che se ne
interpreti
le componenti nell'ordine tipografico come indice di riga ed indice di
colonna
sono una trasposta dell'inversa dell'altra. Vale comunque un trucco che
evita
di doversele calcolare per esteso. Se A_i^j lascia invariato l'elemento di
lunghezza
si puo' scrivere A_i^j = g_{il} A^l_m g^{ml} dove g_il g^lm =
deltakronecker(i,m).

Dunque nella nota che avevo scritto c'e' da scambiare gli indici che ho
scritto
in alto con gli indici che ho scritto in basso, tanto nella prima quanto
nella
seconda parte della nota. (Che suona tanto come "peccato che qui e qui in
italiano si dica nello stesso modo" della canzone di Guccini). Ed inoltre
nelle
diciture innalzamento covariante ed abbassamento controvariante, occorre,
coerentemente scambiare le parole innalzamento ed abbassamento.
(Che invece ricorda il facimm' ammuina, scusa la confusione)
Altra svista:
allora risulta che cov{A*}=controv{A}.

manca una stellina a secondo membro:

cov{A*}=[controv{A}]*

Infine un'osservazione che non ho esplicitato nella seconda parte della nota
e' la notazione di Einstein per la quale si somma sugli indici ripetuti
quindi
v^i * a_i = v sta per sum_i v^i a_i.

Cio' fatto va tutto
a posto e coerente con la notazione di Rez che e' anche la notazione di
Einstein,
cioe' a dire che data una forma bilineare non degenere su uno spazio
vettoriale
ed assegnata una base {a} in questo spazio, allora i vettori della base dei
co-vettori duali {a*} definiti in accordo con la regola di Kronecker,
trasformano
come le coordinate di un vettore rispetto alla base Ac {a}, e la matrice
associata
coincide con lo jacobiano del cambianto di coordinate nel caso differenziale
..
Ricordiamo che la definizione di coordinate in un ambiente vettoriale dove
sia definita
una forma bilineare G( v,w ) dipende dalla scelta di una base a_i definiamo
coordinata
i-ma di v il numero G(v,a_i). Queste coordinate risultano uguali alle
componenti del
vettore espresso nella base controvariante a^i. Tutto questo si verifica
perche'
a*_i(v)=a*_i(v_j a^j)=v_i


Rez, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo :-).

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
rez
2004-08-04 19:08:35 UTC
Permalink
On Tue, 03 Aug 2004 14:47:45 GMT, Gianmarco Bramanti wrote:

-cut-
Post by Gianmarco Bramanti
Dunque se y'^i = A^i_j y^j diremo che A^i_j e' la matrice
della trasformazione controvariante.
Si` anche se pero` per comodita` e` invalso l'uso di porre
gli apici sull'indice anziche' sulla lettera. Esempio:

e_i = A_i^k' e_k' <==> e_j' = A^k_j' e_k

cioe` i vettori e_i' sarebbero e'_i ed anche per le
matrici si usa la stessa lettera A e vengono distinte
dalla diversa posizione dell'apice.
Post by Gianmarco Bramanti
Risulta verificato
che A^i_j A_i^l = g_j^l = deltakronecker(j,l).
Qui pero` (e nel seguito tuo che non quoto) penso si
dovrebbe cambiar nome/lettera alla seconda matrice.
Altimenti guarda, usando le matrici che ho scritto su,
cioe` la convenzione sugli apici:

A_i^j' A^k_j' = (delta)i_^k [righe i * righe k]

A^j_i' A_j^k' = (delta)i'_^k' [colonne i' * colonne k']

cioe` l'apice in alto indica una matrice diversa da quella
con l'apice in basso anche se la loro lettera (in questo
caso A) e` la stessa.

Invece di un'ipotetica M = || M_i^k || la sua trasposta e`
M* = || M^k_i ||.
Post by Gianmarco Bramanti
Rez, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo :-).
Ah si`? E rez allora ti mette una pulce nell'orecchio:-))
La ben nota e sempre citata (l'avevi appunto richiamata
anche tu piu` su, ma non l'ho quotato) convenzione di
Einstein per la "sommazione sottintesa degli indici di
valenza opposta che figurano in un'espressione monomia",
ebbene tale convenzione di Einstein _non_ e` di Einstein,
ma di.. Chi!? Ora non mi viene in mente:)
--
Ciao, | Attenzione! campo "Reply-To:" alterato |
Remigio Zedda | posta: ***@zoigimer <-- dx/sn ;^) |

-- GNU/Linux 2.4.25 su Slackware 9.1
Giovanni Bramanti
2004-08-07 13:58:33 UTC
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Post by rez
Si` anche se pero` per comodita` e` invalso l'uso di porre
e_i = A_i^k' e_k' <==> e_j' = A^k_j' e_k
La tua presenza chiarificatrice e' sempre provvidenziale.
Post by rez
cioe` i vettori e_i' sarebbero e'_i ed anche per le
matrici si usa la stessa lettera A e vengono distinte
dalla diversa posizione dell'apice.
corretto. Puoi aver voglia di usare prodotto tensoriali
fra spazi diversi, ed allora e' necessario distinguere
fra trasformazioni che agiscono su spazi diversi.
Post by rez
Post by Gianmarco Bramanti
Risulta verificato
che A^i_j A_i^l = g_j^l = deltakronecker(j,l).
Qui pero` (e nel seguito tuo che non quoto) penso si
dovrebbe cambiar nome/lettera alla seconda matrice.
Altimenti guarda, usando le matrici che ho scritto su,
A_i^j' A^k_j' = (delta)i_^k [righe i * righe k]
A^j_i' A_j^k' = (delta)i'_^k' [colonne i' * colonne k']
No anche il risultato lo leggi in ordine tipografico,
il primo e' indice riga, il secondo indice colonna.
Nota che lo scambio di ordine non comporta differenza,
inoltre io scriverei g_i^k non delta_i^k, mentre preferisco
tenere la lettera delta per la funzione a due indici di
Kronecker. In simboli matriciali scriverei invece:
(A_^)(A^_)^t = I. E dunque annoterei che se A_^ rappresenta
una trasformazione invariante vale {A_^}={A^_}^(-1).
Se invece dovessi contrarre tensori
differenti, ad esempio: R^i_j E_l^j = Z^i_l allora
terrei conto della proprieta' commutativa annotando
che (Z^_)=(Z_^)^t. Che vale per le specifiche matrici
Z e non e' una proprieta' generale dei tensori.
Puoi ottenere un alleggerimento notazionale se
ragioni su prodotti tensoriali di spazi identici,
cioe' su potenze tensoriali, stabilendo a priori
di mettere gli indici covarianti tutti da una parte
e gli indici controvarianti tutti dall'altra e
cambiando il nome al tensore. In tal caso puoi scrivere
ad esempio:

A^i_j {A^(-1)}^j_k = g^i_k

e di conseguenza:

g_il A^l_k g^kj = {A^(-1)}^j_k

Direi che questa notazione puo' essere adatta alla
geometria differenziale, come quella
usata da Einstein e in generale fino a che non compaiono
fibre di punti diversi. Quindi, ancora una volta, complimenti
per la presenza chiarificatrice. Penso che senza
il breve appunto non mi sarei mai accorto di questa
seconda possibilita'.
Post by rez
cioe` l'apice in alto indica una matrice diversa da quella
con l'apice in basso anche se la loro lettera (in questo
caso A) e` la stessa.
Esatto.
Post by rez
Invece di un'ipotetica M = || M_i^k || la sua trasposta e`
M* = || M^k_i ||.
Post by Gianmarco Bramanti
Rez, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo :-).
Ah si`? E rez allora ti mette una pulce nell'orecchio:-))
La ben nota e sempre citata (l'avevi appunto richiamata
anche tu piu` su, ma non l'ho quotato) convenzione di
Einstein per la "sommazione sottintesa degli indici di
valenza opposta che figurano in un'espressione monomia",
ebbene tale convenzione di Einstein _non_ e` di Einstein,
ma di.. Chi!? Ora non mi viene in mente:)
Sai che non lo so?!?
--
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rez
2004-08-09 17:07:09 UTC
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Post by Giovanni Bramanti
Post by rez
A_i^j' A^k_j' = (delta)i_^k [righe i * righe k]
A^j_i' A_j^k' = (delta)i'_^k' [colonne i' * colonne k']
No anche il risultato lo leggi in ordine tipografico,
il primo e' indice riga, il secondo indice colonna.
Be'.. ma forse diciamo la stessa cosa, guarda:

(1) A_i^j' A^k_j' = P_i^k [righe i * righe k]

L'elemento generico P_i^k e` dato dal prodotto righe per
righe, vedi ad esempio P_2^3, riga 2 x riga 3:

P_2^3 = A_2^1' A^3_1' + A_2^2' A^3_2' + A_2^3' A^3_3'.

A sinistra nella (1), con l'indice j' muto, non c'e`
neppure bisogno di riscriverla come P_i^k per intenderne
il senso.

-cut-
Post by Giovanni Bramanti
Se invece dovessi contrarre tensori
differenti, ad esempio: R^i_j E_l^j = Z^i_l allora
terrei conto della proprieta' commutativa annotando
che (Z^_)=(Z_^)^t. Che vale per le specifiche matrici
Z e non e' una proprieta' generale dei tensori.
Certo. Dato lo spazio tensoriale E_n * F_m per due
loro elementi generici e ed f, e` definito il prodotto
tensoriale e*f, mentre invece f*e non ha neppur senso.

-cut-
Post by Giovanni Bramanti
g_il A^l_k g^kj = {A^(-1)}^j_k
Direi che questa notazione puo' essere adatta alla
geometria differenziale, come quella
usata da Einstein e in generale fino a che non compaiono
fibre di punti diversi.
Si`, in sostanza dici che questo serve di base e son ben
d'accordo anch'io.
Apropos di Einstein.. approfondendo la RG, o ancor piu`
le teorie unitarie, ormai si usano notazioni e operatori
totalmente diversi, a cominciare da Cartan, e anche
estremamente efficaci.
Post by Giovanni Bramanti
Post by rez
ebbene tale convenzione di Einstein _non_ e` di Einstein,
ma di.. Chi!? Ora non mi viene in mente:)
Sai che non lo so?!?
Neanch'io.. be', quando mi torna in mente te lo posto:-)

Ps. Vedo un secondo tuo reply, se non e` uguale poi lo
guardo. [veramente ha 25 righe in piu`]
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Gianmarco Bramanti
2004-08-10 11:36:12 UTC
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Post by Giovanni Bramanti
A_i^j' A^k_j' = (delta)i_^k [righe i * righe k]
A^j_i' A_j^k' = (delta)i'_^k' [colonne i' * colonne k']
No anche il risultato lo leggi in ordine tipografico,
il primo e' indice riga, il secondo indice colonna.
(1) A_i^j' A^k_j' = P_i^k [righe i * righe k]
L'elemento generico P_i^k e` dato dal prodotto righe per
Ah, se quello che avevi scritto in parentesi quadre significa questo
d'accordo. E quindi quello che dicevo era che per interpretare in
notazione matriciale questo papocchio devi aggiungere al riconoscimento
dell'inverso il riconoscimento di un cambio nell'ordine riga colonna, ovvero
una trasposizione, in modo che la matrice rappresentativa del cambiamento
controvariante, è trasposta dell'inversa della matrice rappresentativa del
cambiamento covariante. Quindi essenzialmente dicevi la stessa cosa.
Si`, in sostanza dici che questo serve di base e son ben
d'accordo anch'io.
Apropos di Einstein.. approfondendo la RG, o ancor piu`
le teorie unitarie, ormai si usano notazioni e operatori
totalmente diversi, a cominciare da Cartan, e anche
estremamente efficaci.
Bhe per Cartan la relatività generale è un caso particolare
di geometria differenziale priva di torsione, ragionando in
termini affini può dimenticarsi l'agganciamento al tensore
metrico, e riconoscere per primo le simmetrie conformi, inoltre
trova senza grande fatica che a meno di dovere implementare
scelte di bordo particolari quando la densità si annulla lo
spazio è più simmetrico. Però non ho mai capito se: riesce
ad implementare condizioni al bordo generiche? O c'era
qualche sovravincolo, indotto dal formalismo affine? E poi riesce
eventualmente ad ottenere la seconda forma fondamentale?
Post by Giovanni Bramanti
ebbene tale convenzione di Einstein _non_ e` di Einstein,
ma di.. Chi!? Ora non mi viene in mente:)
Sai che non lo so?!?
Neanch'io.. be', quando mi torna in mente te lo posto:-)
Ps. Vedo un secondo tuo reply, se non e` uguale poi lo
guardo. [veramente ha 25 righe in piu`]
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
rez
2004-08-12 02:59:57 UTC
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Post by Gianmarco Bramanti
(1) A_i^j' A^k_j' = P_i^k [righe i * righe k]
L'elemento generico P_i^k e` dato dal prodotto righe per
Ah, se quello che avevi scritto in parentesi quadre significa questo
d'accordo.
Tra le quadre volevo solo aggiungere un commento.
Post by Gianmarco Bramanti
E quindi quello che dicevo era che per interpretare in
notazione matriciale questo papocchio devi aggiungere al riconoscimento
dell'inverso il riconoscimento di un cambio nell'ordine riga colonna, ovvero
una trasposizione, in modo che la matrice rappresentativa del cambiamento
controvariante, è trasposta dell'inversa della matrice rappresentativa del
cambiamento covariante. Quindi essenzialmente dicevi la stessa cosa.
Che dicessimo la stessa cosa l'ho sempre pensato.
Ma visto che ci siamo e che ti va di vederci chiaro
completamente ti aggiungo delle considerazioni, perche'
non mi convincono molto questi tuoi commenti/incertezze.
Specialmente 'sta storia dell'ordine non va mica bene sai.

Le quantita` munite di indici M^i_k rappresentano, al
variare degli indici, n*n quantita`.

Queste sono, se si vuole, ordinate in una tabella, ma
non necessariamente. Nel senso che io posso effettuare la
somma dei prodotti anche senza far intervenire nessuna
matrice.

Quando voglio fare cio` che nello schema delle matrici si
dice il prodotto per la trasposta, basta infatti che io
scelga di saturare l'"altro" indice.

Chiarito questo, dico che le matrici [*] A_i^k e B^i_k
sono l'una l'inversa dell'altra.
Ora spiego il significato.

- Premessa/pro-memoria/precisazione: B^i_k; B^k_i; B^j_h; ..
sono *indistinguibili*.
- Perche' sia vero l'assserto, basta precisare che B^i_k
e` il reciproco di B_i^k nella matrice ||B_i^k||.
- N.B. "Il reciproco", ergo B^i_k e` indifferente
intenderla come la reciproca della matrice data, ovvero
l'inversa.
- OK?

[*] Non uso gli apici per non appesantire scrivendo a
macchina, cambio invece nome. Ma se vuoi puoi pensare
siano quelle della mia (1) che c'e` su in quota.

-cut-
Post by Gianmarco Bramanti
Beh per Cartan la relatività generale è un caso particolare
Si`, ma io mi riferivo agli operatori, ha introdotto un
formalismo ben diverso.
Post by Gianmarco Bramanti
di geometria differenziale priva di torsione, ragionando in
termini affini può dimenticarsi l'agganciamento al tensore
metrico, e riconoscere per primo le simmetrie conformi, inoltre
Si`, son molto interessanti..

-cut-
Post by Gianmarco Bramanti
Però non ho mai capito se: riesce
ad implementare condizioni al bordo generiche? O c'era
qualche sovravincolo, indotto dal formalismo affine? E poi riesce
eventualmente ad ottenere la seconda forma fondamentale?
Uhm.. dovrei darci un'occhiata sai, perche' e` parecchio
che non ci guardo, ultimamente ho solo visto un po' RR
tanto per far due chiacchere qui nelle news:-)
Post by Gianmarco Bramanti
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E toglila via la firma santa pazienza:-(((
Sembri un principiante Autluk-dipendente! ;-)))
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Gianmarco Bramanti
2004-08-13 10:38:05 UTC
Permalink
Post by rez
Queste sono, se si vuole, ordinate in una tabella, ma
non necessariamente. Nel senso che io posso effettuare la
somma dei prodotti anche senza far intervenire nessuna
matrice.
Certo anche perchè con più di tre indici manca lo spazio
per immaginarsi le rappresentazioni.
Post by rez
Quando voglio fare cio` che nello schema delle matrici si
dice il prodotto per la trasposta, basta infatti che io
scelga di saturare l'"altro" indice.
Chiarito questo, dico che le matrici [*] A_i^k e B^i_k
sono l'una l'inversa dell'altra.
Ora spiego il significato.
- Premessa/pro-memoria/precisazione: B^i_k; B^k_i; B^j_h; ..
sono *indistinguibili*.
Non sono mica muti quegli indici lì.
Ad esempio Z^2_1 e Z^1_2 possono
essere numeri diversi. Inoltre, ad
esempio: l'identità Z^i_k = Z^k_i
significa che la matrice (Z^_)_ik = Z^i_k
è simmetrica, ma questo non è vero per
tutte le matrici Z^_ associate ad un tensore.
Post by rez
- Perche' sia vero l'assserto, basta precisare che B^i_k
e` il reciproco di B_i^k nella matrice ||B_i^k||.
- N.B. "Il reciproco", ergo B^i_k e` indifferente
intenderla come la reciproca della matrice data, ovvero
l'inversa.
- OK?
Possibile, se spieghi come definisci reciproca e come
definisci inversa, ed infine che numero metti dentro
il posto riga i colonna j della matrice dato un tensore
Z^i_j. Esistono, ripeto, due modi utili di fare questo
entrambi adeguati e coerenti:

I) l'elemento di riga i colonna j di Z^_ è Z^i_j
mentre di Z_^ è Z_j^i. Detto a parole nella matrice
metti gli elementi in modo che la corrispondenza
fra gli indici tensoriali e gli indici matriciali
avvenga in ordine tipografico. Il primo indice del
tensore è di riga, il secondo indice del tensore è
di colonna.

II) l'elemento di riga i e colonna j di Z è Z^i_j
e non è ammesso l'ordine inverso degli indici
covarianti controvarianti. In altre parole puoi
legittimamente sovrascrivere gli indici, in tal
caso il tensore Z^i_k ed il tensore Z_k^i sono
il medesimo tensore. Ed allora si verifica che
gli indici di riga sono sempre covarianti e gli
indici di colonna sono sempre controvarianti.
O viceversa, a tua scelta, una volta per tutte.


Nella convenzione I) le matrici associate con il
tensore di trasformazione covariante e con il
tensore di trasformazione controvariante sono
una inversa della trasposta dell'altra. Con la
convenzione II) le matrici associate con il tensore
di trasformazione controvariante e con il tensore
di trasformazione covariante sono una inversa
dell'altra.


Puoi fare una schedatura dei libri secondo le
convenzioni usate. Personalmente trovo che la
convenzione più comoda e flessibile sia la I,
mentre la convenzione II ha una utilità in ambiti
specifici come in scienza delle costruzioni ad
esempio, ed anche in relatività, però credo che
nessun matematico userebbe mai la II convenzione
dovendo parlare di relatività. La cosa più scomoda
della II convenzione è che non permette l'innalzamento
degli indici senza cambiare il nome del tensore
rappresentato. Ed alla fine occorre scrivere cose
come:

V^i_j = g^il g_jl Z^i_l

per dire che V è la trasformazione controvariante
associata con la trasformazione covariante.

La prima convenzione invece dice questo così:

Z^i_j = g^il Z_l^k g_kj

inoltre è naturale indicare con Z^i_j
le trasformazioni controvarianti.

Un caso di utilità della seconda convenzione invece è
questo:

y^i e_i è un covettore. y^i V_i^l Z_l^k e_k
è ora lo stesso covettore.
Le saturazioni risultano più naturali e simili
alle notazioni di Dirac (che non a caso era un
laureato in ingegneria), mentre la prima convenzione
esprime la stessa trasformazione come:

Z^i_l y^l Z_i^j e_j

Tuttavia quello che è possibile per la seconda
convenzione è possibile anche per la prima. Infatti:
e' sufficiente porre V_l^i = Z^i_l. A questo scopo
io personalmente preferisco utilizzare un trucchetto:
conservo la lettera, ma specifico se il tensore deve
agire a destra o a sinistra con una freccina sopra
la lettera. Dove per agire a destra intendo che è
contratto il secondo indice in ordine tipografico
ed è contratto con un indice libero di tipo vettoriale
mentre per agire a sinistra che è contratto il primo
indice in ordine tipografico ed è contratto con un indice
libero di tipo vettoriale in modo da non lasciare alla propria
sinistra indici liberi non saturati.

Per trasportare un tensore dalla sinistra della lettera
alla sua destra basta girare la freccia e scambiare
l'ordine tipografico dei due indici. In questo modo
basta guardare la freccina su e l'ordine degli indici
per capire se quella trasformazione è covariante o
controvariante.

Inoltre se le frecce agiscono in direzioni opposte
e sulla stessa lettera e gli indici di coda alle
frecce sono saturati si tratta dell'identità.
Come dire: due pezzi di una sola medaglia o come
ingranaggi identici a contatto che ruotano in
versi opposti ma spingono nella stessa direzione
(in questo caso entrambe ruotano la base covariante
e controvariante in direzioni contrarie in modo che
l'azione dei covettori sui vettori risulti conservata
ovvero se interpreti il cambio base come una trasformazione
attiva, ovvero lasci invariati i valori delle componenti
di elementi di base con indice uguale, le due azioni
risultano "parallele" se la interpreti in senso passivo,
ovvero lasci invariati i vettori ed i covettori sono le
componenti che controvariano).
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rez
2004-08-16 16:55:47 UTC
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Post by Gianmarco Bramanti
Post by rez
Chiarito questo, dico che le matrici [*] A_i^k e B^i_k
sono l'una l'inversa dell'altra.
Ora spiego il significato.
- Premessa/pro-memoria/precisazione: B^i_k; B^k_i; B^j_h; ..
sono *indistinguibili*.
Non sono mica muti quegli indici lì.
Ad esempio Z^2_1 e Z^1_2 possono
essere numeri diversi.
Non ci siamo.. busso a picche e rispondi a bastoni!

Z^2_1 e Z_1^2 sono a priori diversi come a e` a priori
diverso da b.
Io dico invece che.. guarda:
P=(x_1,x_2,x_3)=(x_i)=(x_k)=(x_l)=.. e anche qui l'indice
e` scoperto.

Diverso e` scrivere x_i = x_j, ma ancora identico e`
invece dire che: || x_i || = || x_j ||.

Queste ultime matrici-riga (o colonna se si preferisce)
sono infatti indistinguibili, o meglio son due modi per
scrivere la stessa cosa, questa: ||x_1 x_2 x_3||.
Post by Gianmarco Bramanti
Inoltre, ad
esempio: l'identità Z^i_k = Z^k_i
significa che la matrice (Z^_)_ik = Z^i_k
è simmetrica, ma questo non è vero per
tutte le matrici Z^_ associate ad un tensore.
Non ci siamo.. questo che dici non ha niente a che vedere
con cio` che dicevo e che c'e` ancora quotato qui su.
Penso dovresti riguardare con calma, meglio forse se uno
se lo trascrive a mano.

Z^i_k = Z_i^k e` come dire che, date due terne numeriche:
(a,b,c) e (d,e,f), si ha: a=d; b-e; c-f.
In altre parole, la valenza scambiata di posto rende i
simboli diversi, anche se hanno Z entrambi.
Post by Gianmarco Bramanti
Post by rez
- Perche' sia vero l'assserto, basta precisare che B^i_k
e` il reciproco di B_i^k nella matrice ||B_i^k||.
- N.B. "Il reciproco", ergo B^i_k e` indifferente
intenderla come la reciproca della matrice data, ovvero
l'inversa.
- OK?
Possibile, se spieghi come definisci reciproca e come
definisci inversa, ed infine che numero metti dentro
il posto riga i colonna j della matrice dato un tensore
Z^i_j. Esistono, ripeto, due modi utili di fare questo
Da qui in poi aspetto, perche' temo che c'entri il mio
errore, ma l'errata-corrige purtroppo ha ritardato
parecchio, anche se l'ho spedita subito.
Tra vedere e non vedere ti anticipo che l'inversa e` la
trasposta della reciproca.
Ma questo non e` universale? O forse ci son vecchie
novita` americane anche qui? 8-]

Anzi, riporto e rispondo solo a questo tuo I) che segue,
perche' forse lo diresti comunque.
Taglio invece il II) che non riguarda il calcolo
tensoriale ed allora mi sembra che sia ovvio e che siamo
anche d'accordo.
Post by Gianmarco Bramanti
I) l'elemento di riga i colonna j di Z^_ è Z^i_j
mentre di Z_^ è Z_j^i. Detto a parole nella matrice
metti gli elementi in modo che la corrispondenza
fra gli indici tensoriali e gli indici matriciali
avvenga in ordine tipografico. Il primo indice del
tensore è di riga, il secondo indice del tensore è
di colonna.
Ma no.. le quantita` munite di indici: Z^i_k, Z_i^k, sono
entrambe n*n quantita` numeriche ordinate, senza alcun
legame tra le prime n*n e le seconde n*n.
In altre parole si sta parlando di due simboli ben
distinti.
E questo, a livello di simboli, cioe` in ogni caso e
a prescindere dal fatto che gli indici abbiano o no
carattere tensoriale.

Se poi a posteriori si scopre che veramente non c'e`
alcun legame tra loro, allora l'aver scelto la stessa
lettera Z vuol dire che e` stato fatto unicamente per
puro masochismo.
Post by Gianmarco Bramanti
Nella convenzione I) le matrici associate con il
tensore di trasformazione covariante e con il
tensore di trasformazione controvariante sono
una inversa della trasposta dell'altra.
Assolutamente no. Ed e` ovvio, visto quanto ho appena
finito di dire.
Per esserlo, sei obbligato a precisare esplicitamente
queste due condizioni:
1. Z_i^k = C^k_i
2. C^i_k e` il reciproco di Z^i_k nella matrice
||Z^i_k||.

Ma ripeto [e leggilo pero`, non fare solo finta!;-))]
tutto questo della trasposizione si bypassa perche' i
prodotti tra matrici li puoi fare a tua scelta righe per
colonne, o quel che vuoi per quel che vuoi, senza neppure
il bisogno di indicarlo a parole.

In altri termini, la sola cosa importante e` che gli
elementi di una siano i reciproci dei corrispondenti
dell'altra.

E ritornando a bomba e concludendo: ||A_i^k'|| e
||A^j_h'|| sono dunque l'una l'inversa dell'altra,
sotto la sola condizione che si precisi esplicitamente
che A^l_m' e` il reciproco di A_l^m' nella matrice
|| A_l^m' ||.

[ti ho preso in cura bene io.. mo' ti cambio gli indici
in continuazione tutte le volte che posso! In queste
non c'e` una sola coppia uguale, tranne l'ultima
obbligata:-))]
Post by Gianmarco Bramanti
A questo scopo
conservo la lettera, ma specifico se il tensore deve
agire a destra o a sinistra con una freccina sopra
la lettera. Dove per agire a destra intendo che è
-cut-

Se puoi, aggiorna e fai sapere dopo questa mia
risposta, perche' mi sa che forse quest'astuzia
non e` indispensabile..
--
Ciao, | Attenzione! campo "Reply-To:" alterato |
Remigio Zedda | posta: ***@zoigimer <-- dx/sn ;^) |

-- GNU/Linux 2.4.25 su Slackware 9.1
Giovanni Bramanti
2004-08-19 22:54:33 UTC
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Sintetizzo. Dico reciproco del tensore A^i_k il tensore
B_i^k per il quale: A^i_k B_l^k = g^i_l. Dico duale
del tensore B^i_k il tensore B_i^k. Asserisco che
per cambi di base isometrici l'operazione di reciprocità
e l'operazione di dualità commutano ed equivalgono
all'identità.
Post by Gianmarco Bramanti
Post by rez
Chiarito questo, dico che le matrici [*] A_i^k e B^i_k
sono l'una l'inversa dell'altra.
Ora spiego il significato.
- Premessa/pro-memoria/precisazione: B^i_k; B^k_i; B^j_h; ..
sono *indistinguibili*.
Non sono mica muti quegli indici lì.
Ad esempio Z^2_1 e Z^1_2 possono
essere numeri diversi.
-Non ci siamo.. busso a picche e rispondi a bastoni!

No, sbagli. E' del tutto ovvio che gli indici li chiami
come ti pare.

-Z^2_1 e Z_1^2 sono a priori diversi come a e` a priori
-diverso da b.
-Io dico invece che.. guarda:
-P=(x_1,x_2,x_3)=(x_i)=(x_k)=(x_l)=.. e anche qui l'indice
-e` scoperto.



-Diverso e` scrivere x_i = x_j, ma ancora identico e`
-invece dire che: || x_i || = || x_j ||.

-Queste ultime matrici-riga (o colonna se si preferisce)
-sono infatti indistinguibili, o meglio son due modi per
-scrivere la stessa cosa, questa: ||x_1 x_2 x_3||.

Secondo me è la parola indistinguibile che giunge
fuor di luogo. Le matrici non sono "indistinguibili"
sono le "stesse matrici".
Post by Gianmarco Bramanti
Inoltre, ad
esempio: l'identità Z^i_k = Z^k_i
significa che la matrice (Z^_)_ik = Z^i_k
è simmetrica, ma questo non è vero per
tutte le matrici Z^_ associate ad un tensore.
-Non ci siamo.. questo che dici non ha niente a che vedere
-con cio` che dicevo e che c'e` ancora quotato qui su.
-Penso dovresti riguardare con calma, meglio forse se uno
-se lo trascrive a mano.

Ribadisco è del tutto ovvio che gli indici li chiami come
ti pare. Ben diverso parlare di indistinguibilità.
L'indistinguibilità è una proprietà di simmetria non
sui nomi, ma di sostanza e riguarda le proprietà di simmetria
per permutazione degli indici di una quantità
multilineare. Era solo questo che volevo rimarcare certo che
tu avessi perfettamente intesa la situazione e fossi stato
trascinato dallo zelo. Mi sbagliavo ed allora eccomi a rispiegare.

-Z^i_k = Z_i^k e` come dire che, date due terne numeriche:
-(a,b,c) e (d,e,f), si ha: a=d; b-e; c-f.
-In altre parole, la valenza scambiata di posto rende i
-simboli diversi, anche se hanno Z entrambi.

No questa cosa che hai scritto qui è come dire che
puoi uguagliare le componenti di un vettore e di
un covettore. Questa identificazione non può esser
covariante. Ti accorgi subito che se provi ad esempio
ad abbassare l'indice k ci riesci a destra e fallisci
a sinistra. E se provi ad alzare l'indice k ci riesci
a sinistra e fallisci a destra.
Post by Gianmarco Bramanti
Post by rez
- Perche' sia vero l'assserto, basta precisare che B^i_k
e` il reciproco di B_i^k nella matrice ||B_i^k||.
- N.B. "Il reciproco", ergo B^i_k e` indifferente
intenderla come la reciproca della matrice data, ovvero
l'inversa.
- OK?
Possibile, se spieghi come definisci reciproca e come
definisci inversa, ed infine che numero metti dentro
il posto riga i colonna j della matrice dato un tensore
Z^i_j. Esistono, ripeto, due modi utili di fare questo
-Da qui in poi aspetto, perche' temo che c'entri il mio
-errore, ma l'errata-corrige purtroppo ha ritardato
-parecchio, anche se l'ho spedita subito.
-Tra vedere e non vedere ti anticipo che l'inversa e` la
-trasposta della reciproca.
-Ma questo non e` universale? O forse ci son vecchie
-novita` americane anche qui? 8-]


No questo è quel che sostengo. la reciproca altro non
è che la trasposta dell'inversa. Ovvero reciproca perchè
se una è la covarianza l'altra è la controvarianza e
viceversa. Ovvero che qualora Z^m_l W_i^l = g^m_i
risulta che le matrici associate con Z e W sono
reciproche. Il che altro non dice se non che le matrici
associate con Z^_ e Z_^ secondo la prima convenzione
sono reciproche nell'ipotesi di trasformazioni isometriche.
E che in tal caso tr(W)^i_l [tr sta per trasposta]
ha matrice associata che è inversa di Z.

Quello che ora sto dicendo usando
la stessa lettera è che W la costruisco da Z^_ abbassando
il primo indice ed alzando il secondo. Questo è certamente
permesso solo se Z è una trasformazione che lascia invariato
l'elemento metrico e non in generale. Quindi ancora devo
riconoscere il tuo contributo di chiarezza, stavo assumendo
implicitamente che le trasformazioni fossero trasformazioni
di Lorentz, ma in generale un cambiamento di base può essere
non lorentziano senza che ciò comprometta il carattere di
reciprocità fra la trasformazione covariante e quella
controvariante.

-Anzi, riporto e rispondo solo a questo tuo I) che segue,
-perche' forse lo diresti comunque.
-Taglio invece il II) che non riguarda il calcolo
-tensoriale ed allora mi sembra che sia ovvio e che siamo
-anche d'accordo.

No non ci siamo.
Post by Gianmarco Bramanti
I) l'elemento di riga i colonna j di Z^_ è Z^i_j
mentre di Z_^ è Z_j^i. Detto a parole nella matrice
metti gli elementi in modo che la corrispondenza
fra gli indici tensoriali e gli indici matriciali
avvenga in ordine tipografico. Il primo indice del
tensore è di riga, il secondo indice del tensore è
di colonna.
-Ma no.. le quantita` munite di indici: Z^i_k, Z_i^k, sono
-entrambe n*n quantita` numeriche ordinate, senza alcun
-legame tra le prime n*n e le seconde n*n.
-In altre parole si sta parlando di due simboli ben
-distinti.

No non ci siamo proprio. Z è proprio lo stesso simbolo
la lettera zeta dell'alfabeto, ultima del latino.
^ questo significa indice controvariante.
_ questo significa indice covariante. Esiste un
legame ben preciso dovuto alle proprietà generali
di innalzamento ed abbassamento degli indici che lega
Z_l^m a Z^u_t e si tratta di questo:
Z_l^m = g_ls Z^s_t g^tm. Quando Z^_ è una isometria
la sua reciproca è proprio Z_^.

-E questo, a livello di simboli, cioe` in ogni caso e
-a prescindere dal fatto che gli indici abbiano o no
-carattere tensoriale.

No anche in questo non ci siamo. A livello di simboli
Z_l^m a prescindere dal contesto multilineare può
significare i ciciri do massagna quannu s'allamparu.


-Se poi a posteriori si scopre che veramente non c'e`
-alcun legame tra loro, allora l'aver scelto la stessa
-lettera Z vuol dire che e` stato fatto unicamente per
-puro masochismo.

No è necessità logica nel caso specifico che stiamo
considerando ovvero quello delle isometrie. Altrimenti
no. Generalmente, hai ragione se vuoi evidenziare ciò,
se Z non è un'isometria è falso che Z^_ e Z_^ sono
reciproche ed è falso che la reciproca di Z^_ è Z_^.
Post by Gianmarco Bramanti
Nella convenzione I) le matrici associate con il
tensore di trasformazione covariante e con il
tensore di trasformazione controvariante sono
una inversa della trasposta dell'altra.
-Assolutamente no. Ed e` ovvio, visto quanto ho appena
-finito di dire.

Invece si. La trasformazione controvariante è
reciproca della trasformazione covariante. E nel
caso di isometrie si ottengono una dall'altra
abbassando gli indici controvarianti ed innalzando
gli indici covarianti. E questo invero
a prescindere dal fatto che covariante e
controvariante siano o meno indicate dalla stessa lettera.

Circostanza aggiuntiva che equivale alla isometricità
(lorentzianità) della trasformazione considerata.


-Per esserlo, sei obbligato a precisare esplicitamente
-queste due condizioni:
-1. Z_i^k = C^k_i
-2. C^i_k e` il reciproco di Z^i_k nella matrice
-||Z^i_k||.

No basta utilizzare al solito la prima convenzione
ed osservare che la matrice ||W^i_l|| = ||Z^i_l|| è
reciproca della matrice ||Z_i^l||. Potresti avere
qualche difficoltà solo se ti saltasse per testa
di chiamare le matrici con il nome del tensore da
cui sono derivati senza riguardo per l'ordine di
varianza. Ma perchè mai dovresti farlo se ti sei
scomodato addirittura a cambiar nome? La difficoltà puoi
averla quando cerchi di passare ai tensori dopo aver
lavorato sulle matrici. Perchè per riconoscere che
||W^i_l|| è proprio ||Z^i_l|| devi utilizzare la
condizione di invarianza W G = G W*. Mentre la
condizione di reciprocità fra W e Z conclude
l'argomento che W è proprio g Z G dove g è la
matrice associata al tensore metrico covariante
e G è la matrice associata al tensore metrico
controvariante. Le quali sono una inversa dell'altra.


-Ma ripeto [e leggilo pero`, non fare solo finta!;-))]
-tutto questo della trasposizione si bypassa perche' i
-prodotti tra matrici li puoi fare a tua scelta righe per
-colonne, o quel che vuoi per quel che vuoi, senza neppure
-il bisogno di indicarlo a parole.
-In altri termini, la sola cosa importante e` che gli
-elementi di una siano i reciproci dei corrispondenti
-dell'altra.

E' vero che se lavori con i tensori puoi fare come ti
pare, se però vuoi lavorare con le matrici esistono
degli standard restrittivi. In tal caso nessuno fa
i prodotti righe per righe o colonne per colonne, pure
se sono pensabili. Pensa cosa succede se moltiplichi
righe per righe tre matrici. Succede che non vale più
la proprietà associativa del prodotto.

-E ritornando a bomba e concludendo: ||A_i^k'|| e
-||A^j_h'|| sono dunque l'una l'inversa dell'altra,
-sotto la sola condizione che si precisi esplicitamente
-che A^l_m' e` il reciproco di A_l^m' nella matrice
-|| A_l^m' ||.

E qui di nuovo stai intrecciando covarianza e controvarianza
sullo stesso piano, se provi a scrivere esplicitamente
quello che hai detto trovi che la condizione che ||A_i^k||
è inversa di ||A^i_k|| non la puoi esprimere in termini
covarianti. Mentre la condizione di reciprocità di A_i^k
rispetto ad A_k^i nella matrice ||A_k^i|| è naturalmente
covariante. Tuttavia brevissimamente quel che è giusto
dire è che data una trasformazione lineare con un
indice covariante ed uno controvariante la reciprocità
e la dualità si equivalgono solo per le isometrie.


-[ti ho preso in cura bene io.. mo' ti cambio gli indici
-in continuazione tutte le volte che posso! In queste
-non c'e` una sola coppia uguale, tranne l'ultima
-obbligata:-))]

Mi ricordi un vezzo che avevo alle scuole medie, il racconto
che segue è un poco romanzato perchè non mi ricordo più il dettaglio,
però diciamo che quando risolvevo le equazioni mi stava sul cavolo
la convenzione che l'incognita si chiamasse x ed allora una volta
provai a chiamarla a e poi nell'equazione successiva
siccome a l'avevo già usata usai la b e poi la c, poi
siccome c'era un'equazione con delle costanti che come
d'uopo erano state indicate con a, b e c nel testo scrissi
che avendo già utilizzato a,b,c avrei usato le costanti
d,e,f e la variabile g.

I risultati erano corretti, ma il buon prof. Lo Monaco
dopo aver letto il compito tirò fuori un giudizio sintetico
meno lusinghiero del dovuto, in verità non è che non
avesse apprezzato lo spirito di libertà ed indipendenza dalle
convenzioni, solo ritenne corretto insegnarmi che l'uso delle
convenzioni facilita la comunicazione. Il fatto di non usare
la stessa variabile in verità aveva una solida base nella
necessità pratica, perchè a quel tempo avevo appena iniziato
a programmare ed usavo un interprete basic, inutile dire che
siccome non esiste il concetto di variabile locale in basic
dovevo evitare le routine che mettessero le mani su variabili
in uso altrove, però in un compito potevo e dovevo concedermi
questa licenza. Non ho mai imparato tanto come da quel professore
così morigerato nei giudizi e nell'uso delle eccezioni. La
sua precisione arrivava sempre al risultato nel modo più naturale.
Post by Gianmarco Bramanti
A questo scopo
conservo la lettera, ma specifico se il tensore deve
agire a destra o a sinistra con una freccina sopra
la lettera. Dove per agire a destra intendo che è
-cut-

-Se puoi, aggiorna e fai sapere dopo questa mia
-risposta, perche' mi sa che forse quest'astuzia
-non e` indispensabile..

Ribadisco. Quando consideri trasformazioni in spazi
metrici, ovvero dotati di prodotto invariante e ti
limiti alle isometrie, questa notazione, che non è
frutto di astuzia, è una buona cosa. Infatti l'uso
della medesima lettera per le reciproche discende
dalla circostanza che scambiando la varianza degli
indici si ottiene proprio la reciproca e che la
trasposizione equivale a spostare l'azione della
matrice dalla sinistra alla destra del vettore
e viceversa.
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rez
2004-08-22 17:46:56 UTC
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Post by Giovanni Bramanti
Sintetizzo. Dico reciproco del tensore A^i_k il tensore
B_i^k per il quale: A^i_k B_l^k = g^i_l. Dico duale
del tensore B^i_k il tensore B_i^k. Asserisco che
per cambi di base isometrici l'operazione di reciprocità
e l'operazione di dualità commutano ed equivalgono
all'identità.
Io pero` parlavo di spazi affini, non metrici.

Qui ti aggiungo una precisazione, visto che sei proprio
appassionato di tensori: non credo che sia corretto
parlare di tensore duale. Ma posso sbagliarmi, il fatto
e` che non mi sembra di averlo mai sentito.
Cmq il senso e` ovvio ed e` OK.

Per risponderti sul resto provo a riassumere, perche' mi
sembra che il post sia diventato difficilmente gestibile,
nonche' pieno di cose +o- identiche ripetute piu` volte.

* * *
Tra l'altro - non volermene se te lo dico - dovresti fare
un corso accelerato di quoting, perche' ora l'ho tagliato
via tutto, ma questa volta era veramente selvaggio, hai
cambiato anche il numero di quote ">" :-(((
Se ti interessa, ecco i link:
[eng]
<http://www.xs4all.nl/~hanb/documents/quotingguide.html>

[ita]
<http://erlug.linux.it/~tann/quote.txt>
* * *

BASI
e_i = A_i^k' e_k'
e_i' = A^k_i' e_k

VETTORI
v = v^i e_i = v^i' e_i'

COBASI
theta^i = B^i_k' theta^k'
theta^i' = B_k^i' theta^k'

FORME
F = F_i theta^i = F_i' theta^i'

RISULTA
[== leggi: identicamente uguale]
1. Si dimostra che: B^i_k' == A^i_k'
2. Si dimostra che: B_i^k' == A_i^k'
3. A^i_k' sono n*n quantita` ordinate che a priori NOn
sono tensoriali.
4. A_i^k' idem come sopra.
5. Le quantita` della 3 NOn hanno a priori nulla a che
vedere con quelle della 4.
6. A posteriori si dimostra che A^i_k' e` il reciproco
di A_i^k' nella matrice || A_i^k' ||.
7. Dunque, visto il punto 6, le matrici: || A^i_k' ||
e || A_i^k' ||, sono l'una l'inversa dell'altra.
8. Volenti o DOlenti, se scrivo: A^i_j' A_k^j' indico il
prodotto righe x righe.

[Se ho dimenticato qcs, riprendila tu]
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Giovanni Bramanti
2004-08-24 21:45:34 UTC
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Post by rez
Post by Giovanni Bramanti
Sintetizzo. Dico reciproco del tensore A^i_k il tensore
B_i^k per il quale: A^i_k B_l^k = g^i_l. Dico duale
del tensore B^i_k il tensore B_i^k. Asserisco che
per cambi di base isometrici l'operazione di reciprocità
e l'operazione di dualità commutano ed equivalgono
all'identità.
Io pero` parlavo di spazi affini, non metrici.
Nel caso di spazi affini basta porre
L : V*xV -> R == L(v,w)=v(w).
Poi A_i'^j = L(e_i',t^j)
A_i^j'=L(e_i,t^j')
B^i'_j=L(e_j,t^i')
B^i_j'=L(e_j',t^i)
Che sono esattamente i due tensori di
trasformazione A e B che hai scritto tu.

Gli spazi metrici possono essere strutturati
allo stesso modo però entro V^2 anzichè entro
V* x V. Il ruolo di L è svolto da g. I vettori
duali t^i sono sostituiti dalle loro immagini
mediante isomorfismo metrico: e^i. La
condizione pseudo-euclidea (ovvero che i
cambiamenti di base conservino la metrica)
implica che il reciproco di A può essere
ottenuto da A stesso per contrazione con il
tensore metrico g. Rinunciando alla condizione
di isometricità dei cambiamenti di base puoi
immergere la struttura affine in quella metrica
che abbiamo costruito sempre in virtù dell'isomorfismo
metrico e vale quanto fa da cappello a questa e-mail,
eccetto che per il rimprovero circa l'uso improprio
della parola duale hai ragione tu.

Tensore duale si usa in altro contesto che è quello delle forme
multilineari alternate per indicare il tensore ottenuto mediante
l'operazione di aggiunzione. Mentre, qui distrattamente io utilizzavo
la stessa parola per indicare lo scambio simmetrico fra indici
covarianti e controvarianti. Nel caso dell'elettromagnetismo il
duale del tensore elettromagnetico è distinto da quello che si
ottiene scambiando covarianza e controvarianza per mezzo del
tensore metrico.

Infatti con quest'ultima operazione (scambio di indici covarianti con
indici controvarianti) cambia il segno delle componenti di campo
elettrico, nel primo caso (ovvero aggiunzione mediante il tensore
totalmente antisimmetrico) si ottiene lo scambio fra le componenti
del campo elettrico e quelle del campo magnetico. Anche l'origine
della parola duale in questo contesto non nasce in ambito tensoriale,
risale infatti alla cosiddetta simmetria di dualità magneto-elettrica
dell'elettromagnetismo notata da Dirac.


Ciao Gianmarco Bramanti

P.S. a voler lavorar di finezza c'è da osservare che le
rappresentazioni miste del tensore identità possono
essere usate solo come stadio intermedio per costruire,
mediante rappresentazioni omogenee definite a partire dalle
rappresentazioni miste i nuovi tensori Z,W Z^(-1) W^(-1)
definiti a bella posta per estrarre le nuove rappresentazioni
dei vettori dei covettori e delle componenti. Infatti a me
personalmente non piace che nella versione conclusiva rimanga
l'uso di apici per intendere altre basi di rappresentazione diverse
da quelle assegnate in principio. Preferisco usare gli apici come
annotazione mnemonica e sforzarmi di distinguere i quattro tensori
prodotti a partire dalle rappresentazioni miste del tensore L.
Se vuoi se ne riparla.
--
Posted via Mailgate.ORG Server - http://www.Mailgate.ORG
rez
2004-08-25 13:47:39 UTC
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La condizione pseudo-euclidea (ovvero che i
cambiamenti di base conservino la metrica)
implica che il reciproco di A può essere
ottenuto da A stesso per contrazione con il
tensore metrico g.
Rinunciando alla condizione
di isometricità dei cambiamenti di base puoi
immergere la struttura affine in quella metrica
che abbiamo costruito sempre in virtù dell'isomorfismo
metrico e vale quanto fa da cappello a questa e-mail
Mah.. c'e` qcs, penso a causa della terminologia, che non
mi riesce del tutto chiara.
Due domande e chiudiamo e non rispondero` neppure.. ma tu
ora non cogliere l'occasione per scrivere a vanvera neh;-)

1. Puoi fare un esempio di spazio affine che non conserva
la metrica?

2. Puoi fare un esempio di spazio euclideo (anche in senso
lato, cioe` pseudoeuclideo) che non conserva la metrica?

-cut-
Preferisco usare gli apici come
annotazione mnemonica e sforzarmi di distinguere i quattro tensori
prodotti a partire dalle rappresentazioni miste del tensore L.
Se vuoi se ne riparla.
Si` che prima o poi se ne puo` parlare, magari meglio su
ism visto che mi sa che la` e` molto piu` IT.. qui prima
o poi qualcuno s'annoia;-)
--
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Gianmarco Bramanti
2004-08-26 23:42:32 UTC
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Post by rez
Post by Giovanni Bramanti
Rinunciando alla condizione
di isometricità dei cambiamenti di base puoi
immergere la struttura affine in quella metrica
che abbiamo costruito sempre in virtù dell'isomorfismo
metrico e vale quanto fa da cappello a questa e-mail
Mah.. c'e` qcs, penso a causa della terminologia, che non
mi riesce del tutto chiara.
Due domande e chiudiamo e non rispondero` neppure.. ma tu
ora non cogliere l'occasione per scrivere a vanvera neh;-)
1. Puoi fare un esempio di spazio affine che non conserva
la metrica?
Posso fare un esempio di trasformazione affine in spazio metrico
che non conserva la metrica. Questo che dici tu non mi sembra
abbia granchè significato a meno che non parli di flusso geodetico
su qualche "esotica" nozione di spazio affine.
Ad esempio se su z=2x^2+y^4 dotato della metrica naturale
diamo una connessione affine compatibile con la metrica
tu che dici? Che abbiamo costruito uno spazio affine che
non conserva la metrica? A me risulta di no cioè che questa
si chiama varietà riemanniana, non spazio affine, al solito
però esistono varietà riemanniane che sono spazi affini.
Post by rez
2. Puoi fare un esempio di spazio euclideo (anche in senso
lato, cioe` pseudoeuclideo) che non conserva la metrica?
Come diceva Francois Arago "un fisico deve esser capace di
fare un buco tondo con una lima quadra ed un foro quadro
con una lima tonda", ma questo che mi chiedi a prima vista
suona come trovare una soluzione isobarica per l'atmosfera
attraversata dal moto di una pallina da tennis che fa effetto
Magnus :-) Sempre a meno che non parli di una spazio euclideo
come lo intendevano gli Etruschi. Ad esempio uno spazio
che ammette una foliazione euclidea? Se chiami questo
spazio euclideo posso pensarci un poco.
Post by rez
Si` che prima o poi se ne puo` parlare, magari meglio su
ism visto che mi sa che la` e` molto piu` IT.. qui prima
o poi qualcuno s'annoia;-)
Giacchè ci siamo possiamo fare anche un esempio di
|| H^i_k || + || H_l^m || che non è simmetrica. A meno che
tu non ti accanisca su spazi vettoriali e che tu non sia un
cultore delle forme duali L*: V x V* e non gli associ a piacere
le copie trasposte delle rapresentazioni di L chiamandole
con lo stesso nome. Perchè l'isomorfismo
metrico conduce a rappresentazioni ortogonali solo se
l'indice di inerzia di Sylvester è uguale alla dimensione,
mentre per la metrica di Minkowsky l'indice di Sylvester è
metà della dimensione. La metrica pseudo-euclidea a
meno che non complessifichi il tempo porta una ||H_k^i||
che non è la trasposta di ||H^i_k||.

Con invariata simpatia Gianmarco Bramanti.

P.s.: a proposito di simpatia la Divina Commedia l'hai usata
male dovresti andar più cauto nelle sfuriate con gente più
tranquilla e saggia di te chè il tempo è galante e non
si ricorda le buone parole quanto si ricorda invece
le ironiche sferzate. Lo so per esperienza (poca).
Senza moralismi s'intende. Libera fede in libero stato.

Gia. Br.

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
rez
2004-08-27 22:41:14 UTC
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Post by Gianmarco Bramanti
P.s.: a proposito di simpatia la Divina Commedia l'hai usata
male dovresti andar più cauto nelle sfuriate con gente più
Veramente come avevo detto avrei preferito chiudere il
thread. Devo invece dare due risposte: una geometrica
e una letteraria, eccole.

Ho perso una scommmessa con me stesso, perche' dicendoti
che non avrei replicato ero convinto che tu mi avresti
risposto di no alla numero 1, eccola:
"1. Puoi fare un esempio di spazio affine che non conserva
la metrica?",
e di si` alla numero 2, arieccola:
"2. Puoi fare un esempio di spazio euclideo (anche in senso
lato, cioe` pseudoeuclideo) che non conserva la metrica?".

Le domande miravano infatti ad evidenziare due
inesattezze che a mio giudizio avevi scritto.

Dante eccetera? Mah.. Honni soit qui mal y pense.

// in altre parole rileggitelo bene perche' hai preso una
bella cantonata neh! :-(( -- E siamo pure OT //
--
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Gianmarco Bramanti
2004-08-07 19:38:00 UTC
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Post by rez
-cut-
Post by Gianmarco Bramanti
Dunque se y'^i = A^i_j y^j diremo che A^i_j e' la matrice
della trasformazione controvariante.
Si` anche se pero` per comodita` e` invalso l'uso di porre
e_i = A_i^k' e_k' <==> e_j' = A^k_j' e_k
Serve effettivamente se vuoi lavorare con prodotti tensoriali fra
spazi vettoriali differenti o con basi differenti su
differenti copie dello spazio.
Post by rez
cioe` i vettori e_i' sarebbero e'_i ed anche per le
matrici si usa la stessa lettera A e vengono distinte
dalla diversa posizione dell'apice.
Post by Gianmarco Bramanti
Risulta verificato
che A^i_j A_i^l = g_j^l = deltakronecker(j,l).
Qui pero` (e nel seguito tuo che non quoto) penso si
dovrebbe cambiar nome/lettera alla seconda matrice.
Altimenti guarda, usando le matrici che ho scritto su,
A_i^j' A^k_j' = (delta)i_^k [righe i * righe k]
A^j_i' A_j^k' = (delta)i'_^k' [colonne i' * colonne k']
No leggi sempre in ordine tipografico e pero'
aggiungi accanto alla matrice il tipo di varianza:
esempio A_^ ed A^_ la proprieta' commutativa
implica ad esempio che g^_ = (g_^)^t, e la simmetria
della matrice associata alla metrica implica g^_ = g_^,
che non e' una proprieta' generale dei tensori.
E vale la relazione (A_^)^t = (A^_)^-1


Se lavori con copie di un solo spazio e con una
sola base per volta puoi usare la convenzione di
non ordinare gli indici e tener conto delle differenze
nel tensore stesso. In tal caso: A_i^j ed {A^(-1)}^i_j
mettendo gli indici uno sull'altro non cambia nulla,
e scrivi la trasformata covariante come A_i^j y_j
e la controvariante come y^i {A^(-1)}_i^j. In tal caso
l'indice covariante e' di riga, il controvariante di
colonna.
Post by rez
cioe` l'apice in alto indica una matrice diversa da quella
con l'apice in basso anche se la loro lettera (in questo
caso A) e` la stessa.
esatto. La lettera e' associata al tensore di trasformazione
che scrivi sempre davanti al tensore che vuoi andare a
cambiare, se la trasformazione e' covariante il primo
indice e' covariante, se la trasformazione e' controvariante
il primo indice e' controvariante. Io trovo che sia piu'
semplice, comodo e generale, pero' e' una questione di
gusto personale. La traduzione in matrici la ottieni con
la convenzione tipografica ricordando che cambiando
l'ordine degli indici cambia la forma della matrice.
Post by rez
Invece di un'ipotetica M = || M_i^k || la sua trasposta e`
M* = || M^k_i ||.
Dunque, secondo la mia notazione coerente sarebbe:
(M^_)*_ij = M^j_i cioe' la trasposta la fai scambiando
i nomi degli indici e non l'ordine variantivo. Secondo la
tua notazione la trasposta la fai nello stesso modo, pero'
hai bisogno di una lettera in piu' per indicare l'inversa.
Nota che se vuoi puoi utilizzare lettere distintive anche con la
convenzione che propongo qui, M*^i_j = M^j_i o anche:
M*^_ = (M^_)^t secondo la notazione che ho proposto prima.

Secondo quello che scrivi tu invece M* = M^(-1).
Post by rez
Post by Gianmarco Bramanti
Rez, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo :-).
Ah si`? E rez allora ti mette una pulce nell'orecchio:-))
La ben nota e sempre citata (l'avevi appunto richiamata
anche tu piu` su, ma non l'ho quotato) convenzione di
Einstein per la "sommazione sottintesa degli indici di
valenza opposta che figurano in un'espressione monomia",
ebbene tale convenzione di Einstein _non_ e` di Einstein,
ma di.. Chi!? Ora non mi viene in mente:)
Non ricordo se Brioschi, Bianchi, Dini, Cremona, Klein,
Betti, Battaglini usavano sempre scrivere esplicitamente la somma,
in particolare i manoscritti di Bianchi e di Dini mi
sembra di ricordare che fossero scritti usando le somme, con piu'
sicurezza su Dini che su Bianchi, Brioschi che usava "covarianza" ed
invarianza in tempi non sospetti per le trasformazioni algebriche
mi pare usasse sempre le sommatorie, lo stesso mi pare di
ricordare del libro di Riemann pubblicato da Boringhieri,
poi rimangono da esaminare Gauss e Christoffel, se anche
loro risultassero usare le sommatorie a quel punto direi
che gli inventori piu' probabili sono due: la coppia romagnolo
veneta formata da Ricci Curbastro e Levi Civita. Un insospettabile
che potrebbe aver fatto risparmio di sommatorie potrebbe pero'
essere Eulero, e poi non trascurei di controllare Legendre,
Lagrange, e lo stesso Viete.

Quindi le fonti di Viete: matematici di Bisanzio, ed i post
alessandrini orientali da Al kwaritzmi. Poi non so se
i libri attribuiti a Diofanto con l'uso misto di parole
e simboli abbiano mai affrontato la problematica dell'esprimere
in forma abbreviata una somma, in rima forse.
--
Posted via Mailgate.ORG Server - http://www.Mailgate.ORG
rez
2004-08-11 02:45:38 UTC
Permalink
-cut-
Post by Gianmarco Bramanti
Post by rez
Invece di un'ipotetica M = || M_i^k || la sua trasposta e`
M* = || M^k_i ||.
(M^_)*_ij = M^j_i cioe' la trasposta la fai scambiando
i nomi degli indici e non l'ordine variantivo. Secondo la
tua notazione la trasposta la fai nello stesso modo, pero'
hai bisogno di una lettera in piu' per indicare l'inversa.
Nota che se vuoi puoi utilizzare lettere distintive anche con la
M*^_ = (M^_)^t secondo la notazione che ho proposto prima.
Secondo quello che scrivi tu invece M* = M^(-1).
Quest'ultima riga che hai scritto non la capisco..

Piuttosto pero` per quel che ho scritto qui su:

<ERRATA>
matrice data: || M_i^k ||
matrice trasposta sua: || M^k_i ||

<CORRIGE>
matrice data: || M_i^k ||
matrice trasposta sua: || M^i_k ||
essendo: M^i_k = M_i^k.

Forse ti riferivi a questo, ma quella sbagliata e` tutto
meno che l'inversa!
Anzi.. quella "sbagliata" e` *indistinguibile* da quella
corretta, la vera correzione sta nell'aggiunta!
Post by Gianmarco Bramanti
Non ricordo se Brioschi, Bianchi, Dini, Cremona, Klein,
Betti, Battaglini usavano sempre scrivere esplicitamente la somma,
-cut-

Escludo senz'altro tutti quelli che nomini qui e dopo,
tranne: Brioschi, Betti e Battaglini.. ma prima o poi lo
trovo:-)
C'hai sempre lo sfizio delle curiosita` storiche, eh!? :-))
--
Ciao, | Attenzione! campo "Reply-To:" alterato |
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