Discussione:
Corso di Fisica Generale di Elio Fabri
(troppo vecchio per rispondere)
af44...@gmail.com
3 anni fa
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Università di Pisa
Corso di laurea in Fisica
Anno accademico 1991-1992

Salve Prof. Fabri,
ho trovato questi suoi appunti di Fisica generale divisi in cinque parti e visto che questi scritti sono -vecchi- di circa 30 anni vorrei chiederle
se ad oggi lei cambierebbe qualcosa (magari una sola parola al posto di un'altra) oppure li ritiene sempre validi ?

P.S. Capisco che la mia è una domanda forse sciocca, perchè per cambiare come ho detto qualcosa lei dovrebbe ricordarsi <a memoria> quello che scrisse oppure rileggerlo...
Alberto
Elio Fabri
2 anni fa
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Post by ***@gmail.com
ho trovato questi suoi appunti di Fisica generale divisi in cinque
parti e visto che questi scritti sono -vecchi- di circa 30 anni vorrei
chiederle se ad oggi lei cambierebbe qualcosa (magari una sola parola
al posto di un'altra) oppure li ritiene sempre validi?
Intanto ti correggo, perché le parti sono sei. Sospetto che ti manchi
la sesta.
Post by ***@gmail.com
P.S. Capisco che la mia una domanda forse sciocca, perché per
cambiare come ho detto qualcosa lei dovrebbe ricordarsi <a memoria>
quello che scrisse oppure rileggerlo...
Non è sciocca, per più ragioni.
In primo luogo le due alternative non si escludono: potrei voler
cambiare qualcosa e al tempo stesso ritenerli ancora validi.

Secondo: la spinta a cambiare doveva venire prima di tutto dalla prova
sul campo, ossia dai risultati riscontrati sugli studenti.
Purtroppo questo mi è mancato, perché ho potuto tenere il corso per
due soli anni: 1990-91 e 19991-92.
Non per mia volontà, ma per le regole non scritte degli equilibri
accademici: io lo tenevo solo per supplenza, ma quel corso *spettava*
a un fisico sperimentale delle alte energie.
Colui che era il titolare naturale secondo queste regole rientrò
(credo da un congedo) e prese il corso a partire dal 1992-92.
Chiamiamolo X.

Mentre io avevo speso un grosso impegno a preparare quel corso,
secondo una linea pensata da me e di cui quegli apunti sono la traccia
scritta, X era famoso nell'Istituto per non avere il minimo interesse
didattico: per lui gli esperimenti erano davanti a tutto; era
leggendario per l'ingegno che metteva nello sfuggire ai compiti di
docente.
Fosse solo per questo, X era il meno indicato ad assumersi il compito
di tenere il corso base del primo anno.
Al contrario, io mi dedicai intensamente al corso. A parte le lezioni,
seguivo da vicino le esercitazioni, anche andando spesso ad assistere
a uno all'altro dei 4 gruppi in cui gli studenti erano divisi.
Potevo così avere un'informazione diretta sulle loro difficoltà, e già
al secondo anno apportai alcune varianti motivate anche
dell'esperienza fatta nel primo anno.
Ovviamente tutto questo non ebbe la minima importanza nella decisione
di esonerarmi da quell'insegnamento.

Ho scritto questo per chiarire che dopo il 1992 le modifiche agli
appunti avrebbero potuto essere solo concepite a tavolino, ma era
venita a mancare l'esperienza diretta e anche la motivazione.
Potrei ipotizzare che a distanza di 30 anni le caratteristiche della
popolazione studentesca siano piuttosto cambiate. In modo
siperficiale, posso supporre che oggi quel corso sarebbe tropo
difficile per gran parte degli studenti.

Inoltre la riforma 3+2 entrata in vigore credo dall'AA 2000-2001 i
corsi sono stati riorganizzati (su base semestrale) e quindi un corso
come quello di Fisica generale I che esisteva ai miei tempi (80 ore
annuali di lezione) non esiste più.
La materia è stata riorganizzata e divisa in più semestri.

Terzo. Tutto questo non sigifica che quelle Lezioni non abbiano più
senso. Anzi potrei dire l'opposto, in quanto un effetto della nuova
struttura è stato di togliere unitarietà e quindi organicità alla
materia, oggi trattata da più docenti.
Ma il discorso è complesso, si possono vedere i pro e i contro, quindi
non vado oltre.

Se la cosa interessa, posso entrare in qualche maggiore dettaglio sui
contenuti innovativi che il mio corso presentava allora (e che forse
lo sarebbero ancora...)
--
Elio Fabri
JTS
2 anni fa
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On 02.12.22 15:10, Elio Fabri wrote:

...
Post by Elio Fabri
Fosse solo per questo, X era il meno indicato ad assumersi il compito
di tenere il corso base del primo anno.
...
Post by Elio Fabri
Ovviamente tutto questo non ebbe la minima importanza nella decisione
di esonerarmi da quell'insegnamento.
Nota: mi è venuto un post lunghissimo, cave :-)


Questa è una delle componenti di un dilemma di cui ho esperienza come
studente in due sistemi universitari diversi (Italia anni '90 e Stati
Uniti nel primo decennio del 2000) e anche brevemente come assistente
all'insegnamento nella università americana dove ho fatto il dottorato.

Nella università italiana in cui ho studiato (Trieste) la qualità dei
corsi, come percepita da me studente, era molto disomogenea. In alcuni
corsi percepivo l'impegno del docente, in altri il docente sembrava un
essere irraggiungibile. In alcune corsi le lezioni erano comprensibili,
in altri no.
Ricordo anche un malessere presente in molti studenti perché facevano
fatica a seguire, malessere al quale l'istituzione-università pareva non
interessata. In alcuni di questi studenti poi può essere il malessere
passasse quando si avvicinavano mediante il lavoro di tesi al mondo
della ricerca, però da una parte queste sono idee mie di molti anni dopo
e dall'altra questi fatti non sono collegati alla didattica.

Io avevo immaginato questo: nessuno controlla la qualità
dell'insegnamento, al massimo tra colleghi c'è un'interesse comune di
fare bene la ricerca. Detto in un'altra maniera, che fa male la ricerca
potrebbe essere isolato dai colleghi, ma chi insegna male no.

D'altra parte gli esami erano in linea di massima una verifica
impegnativa di quanto si era imparato, per cui uno era costretto a studiare.

Ulteriore mia immaginazione: se gli studenti non pagano o pagano poco,
non c'è incentivo a trattarli bene, e contemporaneamente i docenti non
si sentono in obbligo di dar loro una laurea (fatto che vedo come positivo).

Questa è la prima parte del dilemma: università pubblica, insegnamenti
di qualità varia, esami difficili, gli studenti sono costretti a studiare.

Nella università americana la qualità dei corsi di dottorato era
piuttosto uniforme e in generale secondo me più alta di quella dei
corrispondenti corsi italiani. I corsi del dottorato riempivano un anno
a tempo pieno (solo corsi, niente ricerca), un anno approssimativamente
a metà tempo e altri due anni in maniera più limitata. Teniamo presente
che i corsi del primo anno corrispondevano circa, come livello, al
terzo-quarto anno dell'università italiana, i corsi "da dottorato" erano
più quelli dal secondo anno in poi---anche se forse avremmo potuto
trovare una trattazione equivalente di quasi tutto nel quarto anno
dell'università italiana.

Questo però non rientra nel dilemma che voglio mettere in evidenza, sono
cose separate però potrebbe aiutare a farsi un quadro.
Infatti la buona qualità di questi corsi potrebbe dipendere dal fatto
che i docenti sentono l'insegnamento come una parte importante del loro
ruolo; e potrebbe dipendere anche dal fatto che avere studenti di
dottorato meglio istruiti poi ha varie conseguenze positive per
l'istituzione nel suo complesso, per esempio dà una buona reputazione
nei confronti delle aziende che poi assorbono i dottori di ricerca.
Quindi ecco un incentivo.

Per la seconda parte del dilemma:
Ho avuto qualche contatto anche con gli studenti "undergraduate" (cioè
quelli della laurea) e ho avuto l'impressione che per questi la musica
fosse diversa. Per inciso questa mia impressione è stata forse
influenzata dal parlar male diffuso e continuo di tante persone sugli
studenti universitari americani (parlare male degli undergrad, attività
molto gradita nelle riunioni fra studenti di dottorato stranieri).

La musica poteva essere questa: buona qualità delle lezioni, ma poche
pretese da parte dei docenti per fare passare gli esami. Qualche indizio
in questo senso lo ho avuto nell'unico corso undergrad per cui ho fatto
da assistente all'insegnamento; l'assistente all'insegnamento conduce le
esercitazioni, corregge i compiti e gli dà i voti, riceve gli studenti
un paio di ore alla settimana per rispondere alle loro domande sui
compiti. Ad almeno un paio di studenti ho messo voti sufficienti nei
compiti, ma non credo che con la preparazione che avevano in quel
momento avrebbero potuto passare quell'esame lì in Italia. Ma credo di
avere interpretato bene quello che il dipartimento si aspettava da me,
infatti il docente del corso non ha sollevato nessuna osservazione su
come avevo dato i voti. Forse neppure gli studenti medi della classe
avrebbero passato l'esame in Italia con la preparazione che avevano. Poi
tra gli studenti che ho avuto almeno una è diventata studentessa di
dottorato al MIT (però forse questa si vedeva che era brava), e almeno
un'altra ha una posizione di rilievo nell'industria, quindi non c'è una
relazione così ferrea tra la difficoltà dell'esame e quello che succede
dopo.

Generalizzando e immaginando a partire dalla mia esperienza e a partire
dalle maldicenze (e anche a partire dal fatto che parevano avere tempo
per fare un sacco di cose ;-) ), può essere che: siccome pagano, i
docenti sono tenuti a fare lezione bene, e siccome pagano, sono anche
tenuti a fargli passare gli esami.

Per concludere, mi pare che nell'università italiana attuale i docenti
abbiano degli incentivi a fare lezione bene, ma non la conosco, per cui
lascio l'argomento a qualche altro eventuale postatore. Forse supera il
dilemma come lo ho presentato io però.
JTS
2 anni fa
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Qualche piccola correzione/precisazione
Post by JTS
Detto in un'altra maniera, che fa male la ricerca
potrebbe essere isolato dai colleghi, ma chi insegna male no.
chi fa male la ricerca ...
Post by JTS
Ulteriore mia immaginazione: se gli studenti non pagano o pagano poco,
non c'è incentivo a trattarli bene, e contemporaneamente i docenti non
si sentono in obbligo di dar loro una laurea (fatto che vedo come positivo).
(quest'ultimo, fatto che vedo come positivo)
Post by JTS
Poi
tra gli studenti che ho avuto almeno una è diventata studentessa di
dottorato al MIT
Harvard, ho controllato :-)
Post by JTS
Generalizzando e immaginando a partire dalla mia esperienza e a partire
dalle maldicenze (e anche a partire dal fatto che parevano avere tempo
per fare un sacco di cose ;-) ), può essere che: siccome pagano, i
docenti sono tenuti a fare lezione bene, e siccome pagano, sono anche
tenuti a fargli passare gli esami.
(e anche a partire dal fatto che gli studenti parevano avere tempo
per fare un sacco di cose ;-) ), può essere che: siccome gli studenti
pagano, i docenti sono tenuti a fare lezione bene, e siccome pagano,
sono anche tenuti a fargli passare gli esami.
Elio Fabri
2 anni fa
Permalink
Nel post precedente mi sono sfuggiti vari errori, per la maggior parte
facilmente correggibili senza mio intervento.
Cito qui appresso quelli meno banali.
Post by Elio Fabri
Purtroppo questo mi è mancato, perché ho potuto tenere il corso per
due soli anni: 1990-91 e 19991-92.
Beh, tre 9 al posto di due sono troppi :-)
Post by Elio Fabri
Colui che era il titolare naturale secondo queste regole rientrò
(credo da un congedo) e prese il corso a partire dal 1992-92.
Dal 1992-93.
--
Elio Fabri
Alberto Rasà
2 anni fa
Permalink
Il giorno venerdì 2 dicembre 2022 alle 19:10:04 UTC+1 Elio Fabri ha scritto:
...
Post by Elio Fabri
Intanto ti correggo, perché le parti sono sei.
Sospetto che ti manchi la sesta.
Ehm, non ho capito a quali appunti si riferisce. Dove posso reperirli?
Ciao.

--
Wakinian Tanka
Elio Fabri
2 anni fa
Permalink
Post by Alberto Rasà
Ehm, non ho capito a quali appunti si riferisce. Dove posso
reperirli?
Strano che tu non li conosca.

http://www.sagredo.eu/lezioni/fisgen

Però mancano un po' di figure.
--
Elio Fabri
Alberto Rasà
2 anni fa
Permalink
Post by Elio Fabri
Post by Alberto Rasà
Ehm, non ho capito a quali appunti si riferisce. Dove posso
reperirli?
Strano che tu non li conosca.
http://www.sagredo.eu/lezioni/fisgen
Però mancano un po' di figure.
Ma certo che li conosco, però avevo avuto l'impressione che si trattasse di altro perché l'OP ha parlato di un preciso anno accademico 1991-1992 mentre i pdf in sagredo sono molto più recenti e più "dispersi nel tempo" (dal 2012 al 2021); non sapevo che venissero da quelle lezioni; inoltre l'OP parlando di "Fisica Generale" in...generale, mi aveva dato l'idea che potesse trattarsi di Fisica 1 e/o Fisica 2.
P. S.
Ho visto la "Guida Michelin" ;-)

--
Wakinian Tanka
Giorgio Pastore
2 anni fa
Permalink
.... inoltre l'OP parlando di "Fisica Generale" in...generale, mi aveva dato l'idea che potesse trattarsi di Fisica 1 e/o Fisica 2.
...

Nel Vecchio Ordinamento del corso di laurea in fisica (in pratica fino
al 2000 circa) il nome ufficiale dei corsi di fisica di base dei primi
due anni era "Fidica Generale 1" e "Fisica Generale 2". Ma nessuno usava
il nome completo, almeno parlando e quindi diventavanop "Fisica 1 e 2".
Stessa sorte toccava anche ad altri insegnamenti. Frequentissimmo
trasformare "Sperimentazioni di fisica" in "Fisichetta". Tutti nomignoli
, non nomi ufficiali.

Giorgio
Alberto Rasà
2 anni fa
Permalink
Post by Giorgio Pastore
.... inoltre l'OP parlando di "Fisica Generale" in...generale, mi aveva dato l'idea che potesse trattarsi di Fisica 1 e/o Fisica 2.
...
Nel Vecchio Ordinamento del corso di laurea in fisica
(in pratica fino al 2000 circa) il nome ufficiale dei corsi di
fisica di base dei primi due anni era "Fidica Generale 1" e
"Fisica Generale 2".
Ma questo lo so, anche io ho fatto corsi del vecchio ordinamento :-) E' che l'OP aveva scritto "Fisica Generale" e non "Fisica Generale 1" o "Fisica Generale 2".



Un'altra cosa: non è strano o almeno inusuale che un docente di Fisica Generale ad un corso di laurea in Fisica (e poi a Pisa) faccia adottare agli studenti un testo (è stato menzionato "Alonso e Finn") di altro autore (non di quell'ateneo, tra l'altro) e non gli appunti/dispense delle proprie lezioni? Perché credo che un docente di Fisica Generale _a Fisica_, anche se non avrebbe ovviamente problemi se uno studia su quello che gli pare, preferirebbe comunque che gli studenti studiassero anche (e soprattutto) quello che è stato detto a lezione.

Perlomeno questa è l'idea che mi sono fatto, anche in base alle molte storie sentite da altri sul rigore e la "personalizzazione" delle domande agli esami orali di Fisica in base all'esatto programma svolto.
Lo stesso discorso sarebbe valido per un docente di Analisi Matematica al corso di laurea in matematica, ecc, ecc.
Ciao.

--
Wakinian Tanka
Giorgio Pastore
2 anni fa
Permalink
...
Anche questa è un'abbreviazione normale. Se era ridondante fare
riferimento ad un anno particolare, come nel caso delle lezioni di
Fabri, non si metteva.
...
Assolutamente no! Per nulla inusuale e, aggiungo io, per fortuna! Per
vari motivi:
- Scrivere un libro o anche appunti organici fatti bene richiede
competenze diverse rispetto a quelle di far lezione.
- Oltre alle competenze, un libro ha bisogno di "rodaggio". Un Buon
libro di testo lo ha quasi sempre.
- Ma soprattutto andrebbe sfatata l'idea che studuare un argomento
significa ripetere quello che ha detto il docente. Ci sono tanti
argomenti di fisica che permettono diversi approcci e non è detto che
quello scelto dal docente sia l'unico. Alla fine lo studente dovrebbe
essersi "impadronito" dell' argomento al punto da poterne discutere con
le *sue* parole e non quelle del docente. Avere almeno due punti di
vista, quello del docente e quello del libro di testo aiuta molto in
questo. Poi, ognuno ha i suoi stili di studio e talvolta su alcuni
argomenti trattati in modo atipico, può essere utile avere gli appunti
del docente. Ma non è, e non ne farei una regola,

E' chiaro che se invece l'intera impostazione del corso è nuova, allora
gli appunti o meglio delle dispense/pre-libro-di-testo risultano
utilissime.

Giorgio
Christian Corda
2 anni fa
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...
Perché strano? Lo stesso Fabri a Pisa nel suo corso di cosmologia seguiva parzialmente il "Gravitation" di Misner, Thorne, Wheeler relativamente ad argomenti che poi riassumeva nelle sue dispense in italiano, mentre ad Analisi Matematica il docente seguiva i libri di Giovanni Prodi. Il docente di altro corso di Relatività Generale a Pisa seguiva invece il libro di Landau di Teoria dei Campi. Poi è chiaro che i testi si utilizzavano come integrazione degli appunti presi a lezione che erano comunque alla base dello studio.
Christian Corda
2 anni fa
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Qualche osservazione: X è un grande fisico italiano, del quale mi è stato chiesto di non fare il nome per correttezza nei confronti suoi e di Fabri che non lo fa, che all'epoca non era famoso nell'Istituto per non avere il minimo interesse didattico, ma per essere in odore di Nobel, anche se poi non lo ha avuto. Era infatti a capo di un importantissimo esperimento internazionale che un paio d'anni dopo avrebbe fatto una notevole scoperta. Io ho avuto l'onore di seguire il suo corso di Fisica Generale I proprio nell'anno del suo ritorno dal congedo (congedo dovuto proprio alla necessità di essere costantemente nel luogo in cui si svolgeva l'esperimento), ossia il 1993-94, e l'ho trovato interessantissimo e comprensibilissimo. Lungi dall'essere uno che non aveva il minimo interesse didattico e che sfuggiva ai compiti di docente, con noi strumenti era comprensivo e disponibile, mostrando spesso un atteggiamento paziente e paterno, oltre che eccellente nelle spiegazioni, e noi lo adoravamo. Ricordo che all'epoca un assistente corresse male un mio compito scritto, io lo feci notare ad X e questi mi diede ragione e mi alzò il voto. Come libro di testo ci faceva usare l'Alonso-Finn, comprensibilissimo per degli studenti appena usciti dalle superiori e dunque spesso privi di un bagaglio matematico, e devo dire, senza offesa, per me e per gli altri studenti molto più adatto degli appunti di Fabri per lo studio di Fisica Generale I. All'epoca compilammo un questionario sul grado di gradimento degli studenti ed X si classificò ai primi posti, a differenza di Fabri (ancora senza offesa, ma le critiche sono lecite, no?).

Saluti a tutti,
Prof. C. Corda
...
Elio Fabri
2 anni fa
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[Nota dei moderatori]
Questo contributo viene accettato in quanto presenta dati oggettivi sul
gradimento degli studenti di cui si è parlato. Ulteriori contributi al
thread basati su pareri personali, anche già inviati, sarano respinti se
continueranno la discussione circa giudizi su persone invece che restare
sul tema di partenza, che era il contenuto (ed eventualmente la
valutazione) delle lezioni di Fisica Generale di Fabri.
[Fine nota]
...
Non mi metterò certo a discutere con CC. Anzi, gli faccio le mie
congratulazioni per la fortuna che ha avuto.
Pensate che se si fosse immatricolato un anno o due prima, avrebbe
dovuto sorbirsi le mie lezioni invece di quelle di X...

Però mi è venuto in mente un fatto che credo poco noto e che riguarda
il Corso di laurea in Fisica di Pisa giusto in quegli anni.
Non so dire la data esatta, ma a quel tempo un gruppo di studenti ebbe
l'idea di redigere una "Guida Michelin" al corso di laurea, costruita
sul facsimile delle guide ai ristoranti.

Intervistarono un po' di colleghi, ne raccolsero le impressioni, e per
ogni corso scrissero una "recensione", completa anche di simboli
valutativi:
- cappelli, da uno a tre, per le qualità didattiche del docente
- teste di ciuco, sempre da uno a tre, per i giudizi negativi
- libri, da uno a cinque, per lo sforzo rihiesto a preparare l'esame
- frustini, sempre da uno a cinque, per la severità del professore
all'esame.

Questa guida, ciclostilata, mi era capitata sotto mano di recente,
quindi ho fatto presto a ritrovarla.
Per combinazione ci si trovano le recensioni sia del corso di Fisica
Generale I tenuto da me, sia di quello tenuto da X.
E' c'è anche il corso in cui sotto il nome di Astronomia, io insegnvo
Relatività Generale,

Non mi ci è voluto molto a farne una scansione e mettere quelle
pagine, come pdf, in
http:/www.sagredo.eu/Guida_Michelin

Chi vuole può divertirsi (a parte il contenuto dei giudizi, sono
scritte in uno stile abbastanza spiritoso) e decidere quanto vorrà
prestar fede a quello che scrivono gli estensori.
Che non solo sono anonimi, ma io non ho mai saputo chi fossero.

Spero che l'OT mi venga perdonato...
--
Elio Fabri
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