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pesbiopia
(troppo vecchio per rispondere)
Med
2008-05-20 11:14:10 UTC
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Qual è la spiegazione ottica per la presbiopia? Cosa varia nei mezzi
diottrici dell'occhio? A cosa equivale l'indurimento del cristallino?
Grazie
Med
Angelo
2008-05-23 09:52:00 UTC
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Post by Med
Qual è la spiegazione ottica per la presbiopia? Cosa varia nei mezzi
diottrici dell'occhio? A cosa equivale l'indurimento del cristallino?
Ciao.

Il cristallino è una lente positiva a focale variabile. Tale variazione si
ottiene per la contrazione di un muscolo detto "ciliare". Il processo è
detto, in fisiologia, accomodamento. Quando il muscolo è rilassato, la
focale del cristallino è massima e nel "secondo fuoco" di questa lente
oculare si trova la retina, sulla quale quindi si forma l'immagine reale
(capovolta, ovviamente) degli oggetti posti all'infinito (a grane distanza).

Se un occhio rilassato guardasse un oggetto più vicino, l'immagine reale si
formerebbe, idealmente, dietro la retina (per ogni punto dell'oggetto reale
si froma sulla retina una "macchia": immagine "sfocata"). Per ovviare a ciò
e riportare l'immagine sulla retina, il muscolo ciliare riduce la focale del
cristallino e così l'immagine reale ricade sul piano del sensore. In questa
condizione la luce proveniente da molto lontano, va a fuoco avanti alla
retina e su questa, i raggi che proseguono oltre il piano focale, formano
ancora una volta una macchia (questa è una situazione analoga alla miopia:
ci vedi da vicino, senza sforzo, ma non da lontano; la situazione opposta è
l'ipermetropia).

Ora consideriamo un occhio normale (emmetrope; io avrei detto eumetrope!!!):
questo può mettere a fuoco oggetto non più vicini di una quindicina di
centimetri (c.d. punto prossimo, contrapposto a quello remoto,
all'infinito). Tuttavia in queste condizioni lo sforzo muscolare è notevole
e soggettivamente percepibile (nonper me che sono miope, e non poco). Allora
si definisce distanza della visione distinta, per convenzione, la distanza
di 25 cm: il muscolo è contratto, ma senza grossa fatica. Con il passare
deglia anni il cristallino cambia le sue proprietà meccaniche (e anche
ottiche: vedi cataratta) e, con ciò, il muscolo ciliare non riesce più a
curvarlo (e quindi ridurne la focale) come prima: il risultato è un
all'ontanamento del punto prossimo, che tende sempre più a quello remoto.
Questa condizione parafisiologica si chiama presbiopia.

Quindi se a 20-30 anni riesci a vedere a 15 cm, a 40 devi allontanare
l'oggetto a non meno di 22-25, a 50 a non meno di mezzo metro e a 60 a non
meno (dice un mio testo) di 2 metri. Quindi, come vedi, per la lettura o,
cmq, la visione da vicino, hai bisogno di lenti positive che, come avviene
nell'occhio ipermetrope, riducano la divergenza dei raggi provenienti dal
punto-sorgente. Nota che l'oggetto deve cadere tra il primo fuoco degli
occhiali (al meassimo sul primo fuoco, vedi oltre) e gli occhiali medesimi:
al limite, se uno avesse un cristallino totalmente rigido, per poter vedere
avrebbe bisogno di ricevere raggi paralleli da ciascuna sorgente puntiforme,
quindi o guarda all'infinito senza occhiali, oppure mette l'oggetto nel
primo fuoco degli occhiali.

In genere, però, il presbite (non presbitero, che è il sacerdote), mette
delle lenti positive di focale tanto più lunga quanto più e grave la
presbiopia e usa questi per vedere da vicino e nulla per vedere da lontano
(se non concomitano altri difetti). Nota che se uno è miope, risentirà meno
degli effetti della presbiopia e potrà leggere senza occhiali da vicino
(forse un po' troppo vicino nel mio caso, ma cmq....)

Angelo
Elio Fabri
2008-05-23 20:09:16 UTC
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Post by Med
Qual è la spiegazione ottica per la presbiopia? Cosa varia nei mezzi
diottrici dell'occhio? A cosa equivale l'indurimento del cristallino?
Ti risponde uno che ha avuto tempo di diventare presbite, poi di essere
operato causa cataratta, e quindi ora vive cone due bei "cristallini
artificiali".

Il cristallino e' una lente come non se ne trovano negli strumenti
ottici fatti dall'uomo: ha la proprieta' di essere deformabile. Esiste
un muscolo apposito, che lo puo' rigonfiare o riportare alla forma di
riposo.
In questo modo ne varia la lunghezza focale, il che consente
all'occhio di mettere a fuoco oggetti a distanza diverse.

Invecchiando pero' il materiale del cristallino diventa piu' rigido
(come succede, se mi passate il paragone, a molte gomme e plastiche) e
il muscolo non riesce piu' a deformarlo.
Allora l'occhio riesce a mettere a fuoco soltanto oggetti lontani, e
diventa "presbite".

Anche i miei cristallini artificiali sono rigidi, ma da questo punto
di vista non ho perso niente, perche' anche quelli che avevo in
dotazione dalla nascita si erano irrigiditi da un bel pezzo :-)
So che pero' sono in sperimentazione dei cristallini artificiali
deformabili; quindi i futuri operati di cataratta non saranno piu'
presbiti. Beati loro :)
--
Elio Fabri
Angelo
2008-05-27 08:33:31 UTC
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Post by Elio Fabri
Ti risponde uno che ha avuto tempo di diventare presbite, poi di essere
operato causa cataratta, e quindi ora vive cone due bei "cristallini
artificiali".
Io ho assistito alll'intervento che fece mio padre per la cataratta. Se vuoi
i dettagli macabri che tu non puoi aver visto (almeno su di te..) dimmelo
;-) Cmq ai tempi in cui lo fece mio padre si utilizzavano i vecchi
cristallini grandi, oggi ci sono cristallini piccoli e deformabili, che
entrano in una fessura tra sclera e cornea che neppure richiede la sutura.
Ricordo che la scelta del cristallino da applicare veniva fatta sulla scorta
dei parametri forniti da una specie di ecografo che eseguiva una analisi
morfologica sull'occhio a base di ultrasuoni. Poi è interessante ricordare
anche quello che il medico mi spiegava durante l'intervento: ad esempio il
fatto che nel rimuovere il cristallino naturale (facoemulsificazionoe a base
di ultrasuoni...e bisturino) bisognava lasciare in sede la capsula
posteriore, quella cioè che guarda l'umor vitreo. Diversamente il
cristallino non avrebbe dove appoggiarsi posteriormente (nonostante le
alette metalliche che lo bloccano nell'intercapedine che l'iride forma con
il perimetro del cristallino naturale stesso). Però poi si pone il problema
che anche questa parte di cristallino naturale può opacizzarsi (cataratta
secondaria) e così loro effettuavano da subito una foratura lasere della
porzione centrale di questa capsula posteriore. :-)

Angelo

Tommaso Russo, Trieste
2008-05-24 22:47:42 UTC
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Post by Med
Qual è la spiegazione ottica per la presbiopia? Cosa varia nei mezzi
diottrici dell'occhio? A cosa equivale l'indurimento del cristallino?
L'occhio è sostanzialmente una camera oscura dotato di un elemento
fotosensibile (retina) una lente convessa (cristallino) ed un diaframma
(iride) ad apertura variabile (pupilla). Ma l'analogia con una semplice
macchina fotografica si ferma qui: nella fotocamera, la messa a fuoco si
ottiene allontanando o avvicinando la lente alla pellicola; nell'occhio,
si ottiene modificando la convessità della lente e quindi la sua
distanza focale.

Il cristallino è circondato da un muscolo circolare, il muscolo ciliare.
Per semplicità, puoi pensare che il muscolo ciliare, contraendosi,
riduca il diametro della lente, che, essendo plastica, tende a
rigonfiarsi al centro, aumentando così la sua convessità e diminuendo la
distanza focale.

(In realtà, avviene esattamente il contrario: il cristallino giovane, da
solo, tenderebbe ad assumere una forma sferica, e viene mantenuto in
forma lenticolare dalla trazione di un apparato sospensore che lo
circonda. La contrazione del muscolo ciliare allenta la trazione,
lasciando che il cristallino si gonfi da sè. Ma questo è un dettaglio di
Fisiologia.)

In un occhio sano e normale, quando il muscolo ciliare è rilassato la
distanza focale del cristallino è esattamente eguale alla sua distanza
dalla retina (più precisamente: dalla fovea, zona di massima
concentrazione dei fotorecettori, che usiamo per la visione dei
dettagli), per cui vengono messi a fuoco sulla fovea i raggi collimati
provenienti dall' infinito.

Per mettere a fuoco oggetti più vicini, noi contraiamo volontariamente
il muscolo ciliare: il cristallino si gonfia divenendo più convesso, la
distanza fra cristallino e fovea praticamente rimane costante, e la
distanza di messa a fuoco diminuisce. Questo costituisce l'"accomodamento".

Una figurina esplicativa si trova qui:
http://en.wikipedia.org/wiki/Eye#Accommodation

Per accomodare a distanze vicine facciamo fatica: per questo, guardando
lontano, "facciamo riposare" gli occhi, più precisamente i loro muscoli
ciliari. Anche durante il sonno i muscoli ciliari restano rilassati.

Il punto più vicino che si riesce a mettere a fuoco con il massimo
sforzo di accomodazione, detto "punto prossimo", dipende sia dalla
capacità di contrazione del muscolo ciliare che dalla capacità del
cristallino di variare la sua forma. A 10 anni è a circa 8 centimetri
dall’occhio, ma si allontana con l' età sia per l'indebolimento dei
muscoli ciliari, sia per l' indurimento del cristallino che assume la
sua forma più frequente - quella meno convessa, a riposo - e se ne
discosta, gonfiandosi, con sempre maggior difficoltà.

Quando (a circa 45 anni) il punto prossimo supera i 25 cm, distanza
standard di lettura, ci accorgiamo di essere diventati presbiti, e
cominciamo a usare occhiali con lenti convesse per la lettura. Da
lontano continuiamo a vedere bene a fuoco.

Questo per l' occhio normale. Ma, per varie cause, un cristallino può
formarsi nell'embrione, o deformarsi poi, assumendo una forma a riposo
leggermente diversa da quella corretta per ottenere una distanza focale
pari alla la distanza cristallino-fovea (oppure, il globo oculare può
formarsi, o divenire per fatti traumatici, più corto o allungato
rispetto al normale), creando problemi di vista già in tenera età.

Se il cristallino a riposo è più piatto del dovuto, la fovea si trova
più vicina del suo fuoco, e anche per vedere bene all' infinito è
necessario accomodare; il punto prossimo, anche a 6 anni, è molto più
distante di 25 cm. Il soggetto è ipermetrope. Affatica sempre gli occhi
perché, tranne quando dorme o "guarda nel vuoto", deve sempre
accomodare, e per leggere si sforza di accomodare al massimo senza mai
ottenere una messa a fuoco perfetta. Se non corregge la vista (succede,
quando l'ipermetropia è leggera), si accorgerà di essere diventato
presbite prima degli altri. Ma, correggendo permanentemente la vista con
una lente convessa (o almeno convergente) di focale adatta, si riporta
nelle stesse condizioni di un normodotato e diventerà presbite alla sua
stessa età. Avrà bisogno allora di due paia di occhiali, entrambi con
lenti convesse, ma meno convesse per guardare lontano e più convesse per
leggere; o di lenti bifocali o progressive.

Se il cristallino a riposo è più convesso del dovuto, anche con il
muscolo ciliare completamente rilassato non viene messo a fuoco l'
infinito. Questo è il miope, che oltre a una certa distanza massima non
mette a fuoco, e non può neanche sforzarsi di farlo. In compenso, il suo
punto prossimo è vicinissimo, e per mettere a fuoco gli oggetti a
distanze comuni (25 cm - 3 m) fa poco sforzo. Ma, se vuole vedere bene
anche più lontano, deve anche lui correggere in permanenza la vista,
però con una lente concava (o almeno divergente). Anche il miope, con l'
età, diventerà presbite: ma per leggere, non gli sarà necessario
inforcare gli "occhiali per leggere", gli basterà togliere i suoi.

Quanto detto, ovviamente, non considera altre possibili anomalie del
cristallino, come l' astigmatismo, o patologie dell' occhio come la
cataratta. Ma, per completezza, qualcosa va aggiunto, che si applica a
tutti gli occhi umani:

1- I problemi di messa a fuoco sono tanto maggiori quanto maggiore è l'
apertura della pupilla, cioè quanto minore è l' illuminazione. Con poca
luce e apertura massima, gli oggetti a fuoco sono solo quelli alla
distanza di messa a fuoco, e quelli anche poco più vicini o più lontani
appaiono sfocati. Quando l'apertura si restringe, la distanza fra
l'oggetto più vicino e quello più lontano che appaiono
contemporaneamente "abbastanza" a fuoco, cioè la profondità di campo,
aumenta progressivamente, e i problemi diminuiscono. Al limite, se
l'apertura pupilla si restringe alle dimensioni di una punta di spillo,
l' apertura funziona da foro stenopeico
(http://it.wikipedia.org/wiki/Foro_stenopeico ) e la lente diviene quasi
ininfluente.

Per questo motivo le fotocamere più economiche possono fare a meno del
comando di messa a fuoco: usando un' apertura di diaframma minima, e con
una regolazione di messa a fuoco fissa di pochi metri, la loro
profondità di campo va da 1 metro all' infinito; possono fotografare
solo in piena luce, ma tutti i soggetti fotografati risultano
accettabilmente a fuoco. Per lo stesso motivo, alcuni soggetti
ipermetropi o presbiti (come me) possono leggere tranquillamente un
giornale in pieno sole, mentre hanno bisogno degli occhiali all'ombra.

2- Il cristallino non è una lente acromatica: la luce violetta, di
frequenza superiore, viene rifratta di un angolo maggiore di quella
rossa, e quindi la distanza focale per il blu-violetto è inferiore a
quella per il rosso-giallo (aberrazione cromatica). Anche un occhio
normale è quindi un po' miope per i contorni in cui varia la sola
componente blu (es. un'insegna al neon blu sul cielo notturno, o scritte
blu petrolio su fondo verde oliva), e un po' ipermetrope per per quelli
in cui varia solo la rossa (es. scritte rosse su fondo marrone). La
miglior messa a fuoco si ottiene per i contorni disegnati da variazioni
nella parte centrale dello spettro (es. nero su giallo o verde chiaro).

3- Il cristallino non è "cristallino", e l' umor vitreo che lo separa
dalla retina è ancor meno trasparente: le impurità contenute, che
aumentano con l'età, assorbono e diffrangono la luce incidente in misura
molto maggiore per le frequenze maggiori (blu-violetto), per cui la
visione con l' età "ingiallisce" (anche se la percezione dei colori
rimane costante, per una compensazione a livello del sistema nervoso,
perfino cambiando l'illuminazione, pur di non arrivare ad
un'illuminazione quasi monocromatica).

Inoltre, i recettori dela retina (coni) sensibili alla luce blu-violetta
sono in numero molto inferiore di quelli sensibili alla luce
rosso-gialla ed alla luce giallo-verde, e distribuiti più nella
periferia che nella fovea.

Il colore blu quindi è (non a caso) ottimo per la visione periferica, se
usato p.es. come colore di sfondo, mentre contorni (come quelli di un
carattere tipografico sul suo sfondo) basati sulo sulle variazioni di
componenti blu, anche se da vicino vengono messi a fuoco da tutti con
minore sforzo, sono meno percepibili: e quest' effetto si aggrava con l'
età.

(Alcune pagine web, sopratutto quelle che usano colori molto intensi, a
utenti anziani possono risultare praticamente illeggibili; e, a vedere
certe confezioni con la lista degli ingredienti scritte in viola su
fondo blu, sembra quasi che qualcuno lo sappia benissimo e lo faccia
apposta. E non ho parlato delle discromatopatie, come il daltonismo.
Senza entrare in questi dettagli: la massima leggibilità si ottiene per
tutti con caratteri neri su fondo bianco non troppo brillante, o
pastello chiaro).

--
TRu-TS
Angelo
2008-05-27 08:16:38 UTC
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Post by Tommaso Russo, Trieste
3- Il cristallino non è "cristallino", e l' umor vitreo che lo separa
dalla retina è ancor meno trasparente: le impurità contenute, che
aumentano con l'età, assorbono e diffrangono la luce incidente in misura
molto maggiore per le frequenze maggiori (blu-violetto),
Aggiungo una cosa interessante, a tal proposito. Ho letto un articolo
interessante che spiegava come l'imperfezione ottica dei mezzi rifrattivi
dell'occhio, abbia un significato adattativo importante nell'uomo (e non
solo). Proprio a Pisa, da dove scrive Elio Fabri, alcuni utilizzano il
metodo c.d. delle sinusoidi spaziali, in cui il valore dell'"onda"
rappresenta la luminosità, per lo studio di alcuni difetti visivi (se non
ricordo male). Con l'analisi di Fourier è possibile, così, ricavare lo
spettro di una qualsiasi immagine. Bene, si è visto che l'imperfezione
dell'occhio funge da filtro passa-basso, eliminando le frequenza spaziali
più elevate (una lieve sfocatura dell'immagine fa la stessa cosa, essendo la
parte "alta" dello spettro coinvolta nella codifica dei dettagli "fini").
Ebbene, esperimenti in cui, ricorrendo (non so come) al laser, si stimolava
la retina con le freq. spaz. normalmente eliminate, conducevano a strane
manifestazioni percettive, fortemente interferenti con la visione normale.
Ebbene, questo fenomeno è stato spiegato come una forma di aliasing per
sottocampionamento spaziale (viste le dimensioni dei fotorecettori
retinici): l'occhio taglia prorpio le frequenze non ammesse dal criterio di
Nyquist!!!!

Angelo
Salvo
2008-05-25 14:30:10 UTC
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Post by Med
Qual è la spiegazione ottica per la presbiopia?
in primis la forma dell'occhio..la distanza tra retina e cristallino non è
quella che dovrebbe essere(a memoria ricordo che per la presbiopia l'occhio
è più corto del dovuto mentre per la miopia più lungo) e quindi il punto
dove l'immagine si forma perfettamente a fuoco non coincide con la retina.
(per la miopia l'immagine a fuoco si formerebbe davanti la retina, per la
presbiopia dietro, immagina tutti i raggi che devono convergere in un
punto...convergono nel punto sbagliato!)
Post by Med
A cosa equivale l'indurimento del cristallino?
il cristallino serve per la messa a fuoco degli oggetti vicini(<1 metro
circa sempre a memoria..correggetemi se sbaglio), qualora sia indurito perde
questa capacità, e quindi risulta difficile mettere a fuoco gli oggetti
vicini!
Angelo
2008-05-27 08:03:17 UTC
Permalink
Post by Salvo
in primis la forma dell'occhio..la distanza tra retina e cristallino non è
quella che dovrebbe essere(a memoria ricordo che per la presbiopia
l'occhio è più corto del dovuto mentre per la miopia più lungo) e quindi
il punto dove l'immagine si forma perfettamente a fuoco non coincide con
la retina.
(per la miopia l'immagine a fuoco si formerebbe davanti la retina, per la
presbiopia dietro, immagina tutti i raggi che devono convergere in un
punto...convergono nel punto sbagliato!)
Stai parlando di ipermetropia versus miopia. La presbiopia non c'entra.
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